Il Papa: comunione e non solo democrazia

La notizia del cambiamento del modo di elezione del Papa, recentemente operato da Papa Ratzinger, è gia stata diffusa anche con una eccessiva ampiezza. La revisione di un articolo di una Costituzione ecclesiale, pur importante, perché riferita al Romano Pontefice non sembra meritare, se vista superficialmente, un interesse mondiale. Eppure, a una osservazione attenta e approfondita, dice più di un mutamento di una legge positiva.

Riassunto breve di ciò che era stato stabilito sino a questi giorni e del cambiamento voluto da Benedetto XVI. La norma stabilita assai recentemente, nel 1996, da Giovanni Paolo II fissava che bastasse la metà più uno dei Cardinali partecipanti al Conclave perché fosse eletto il nuovo Papa. Questo passaggio procedurale poteva avvenire dopo 13 giorni di votazioni o 33 turni di votazioni senza esito positivo.

Si può intuire il motivo di questa disposizione:si voleva arrivare in fretta al nuovo establishment della Chiesa non si voleva lasciare vacante la guida suprema della Comunità cristiana per troppo lungo periodo: con i pericoli a cui la situazione poteva esporre.

Con la nuova norma di Papa Ratzinger si rendono indispensabili per l’elezione del Papa i due terzi dei Cardinali che compongono il Conclave.

Ci si può chiedere il motivo prevalente di questa mutazione che in astratto potrebbe allungare l’operazione della votazione sine die. Ciascuno ricorda conclavi che nella storia sono durati mesi o anni. Si può sperare che non siano situazioni che si ripetano anche perché un tizio che vuol diventare Papa con trame, sotterfugi e per prestigio è da far visitare.

Un valore decisivo, invece, è posto in evidenza anche da una trasformazione minuta come questa recente. Non si vogliono creare delle condizioni che possano suscitare divisioni e antagonismi all’interno del Collegio cardinalizio che, invece, deve essere modello di unità, di coesione di tutta la Chiesa cattolica a cominciare dai Cardinali per giungere ai sagrestani più scalcagnati.

Così anche una correzione che appare minima in una legge ecclesiale indica una direzione di marcia che deve essere attuata nel limite del possibile con l’aiuto dello Spirito. Cristo non ha pregato il Padre affinché i suoi fedeli “pluralistici sint”.

 

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