Ancora sui preti sposati

Sul Corriere della sera di ieri un vaticanista forse tra i più prestigiosi della stampa italiana, Luigi Accattoli, ha riproposto il problema dei sacerdoti che intendono prendere moglie. Ci si lasci dire: che barba! Si tratta di una notizia?

Per fortuna, questa volta, nella schiera dei cardinali liberal non c’è Martini, il quale, è detto pure “una voce liberal, di grande prestigio personale, ma di nessuna responsabilità istituzionale”.

Si sa che, nella Chiesa greco-cattolica - ha affermato recentemente il cardinal Roger Etchegaray, - 85 anni -, questa prassi del clero uxorato vige da secoli. Il porporato francese, però, ha precisato in una intervista a Le Parisien: “ Deve essere chiaro: non sarebbe questa la soluzione al problema della crisi vocazionale”. Sempre Etchegaray, nella medesima intervista dichiara pure che: “ Dio non può essere conservatore”. E che: “ Il mondo è sempre nuovo”.

A essere schietti, non si riesce a capire che cosa significhi con esattezza questa frase: che Dio non possa essere conservatore è pressoché uno svarione, se si riflette sulla eternità di Dio; quanto al “ mondo sempre nuovo” v’è da osservare soltanto che il mondo invecchia fatalmente. Le frasi, dunque, vanno probabilmente rovesciate. Accanto alle prese di posizioni di Martini di qualche anno fa – adesso tace - , occorre collocare qualche presa di posizione del cardinale belga Danneels e dell’ucraino di rito orientale Husar. Voci minoritarie quasi fino all’insignificanza.

Dopo la nomina di Benedetto XVI, una sorpresa era venuta da un cardinale brasiliano che il Papa aveva appena nominato prefetto della Congregazione per il clero, Claudio Hummes, il quale, al quotidiano O Estado de San Paulo, aveva dichiarato che una “riflessione sul celibato” dei preti era possibile, benché bisognosa di tempi lunghi, perché esso non è “ un dogma, ma una norma disciplinare”. Questa presa di posizione da parte del neoprefetto era subito rientrata perché ci si togliesse dall’illusione che il celibato dei preti era in rapido mutamento; da lunghi secoli questa prassi poggia su forti motivazioni di carattere teologico, spirituale, pratico pastorale. Chiusura del dibattito: “Tale questione non è attualmente all’ordine del giorno delle autorità ecclesiatiche”.

Nel 2005 preparando l’unico Sinodo che si è tenuto dopo l’elezione di Benedetto XVI, il problema dei sacerdoti sposati non fu nemmeno sottoposto a maggioranza nella gran parte dei 12 gruppi linguistici.

A conclusione della diatriba con Mons. Milingo circa i preti sposati di tutto il mondo fu pubblicata una nota della Santa Sede, che tra l’altro diceva: “E’ stato riaffermato il valore della scelta del celibato sacerdotale secondo la tradizione cattolica”.

Mons. Milingo poteva essere recato come esempio di sacerdote e di vescovo da proporre a tutta la Chiesa? E basterebbe un reclutamento, magari affrettato, di signorine passabili per sostituire l’amore che il prete deve a Gesù Cristo?

Urge una passione illuminata e una dilezione appassionata per il Signore Gesù, se si vogliono presentare alla Chiesa degli esempi di sacerdoti – dei cardinali, poi? -, che siano figure di valore, non dei rasseganti o quasi. Non si tratta di compiere un gradino della gerarchia ecclesiastica. In gioco non è neppure qualche gonnella. Preghiera. Preghiera. Preghiera. Per la felicità autentica.

 

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