Ai farmacisti cattolici: il rispetto della vita indifesa

Ieri l’altro, Benedetto XVI, ha tenuto un discorso ai farmacisti cattolici riunitisi in occasione del 25° Congresso dell’Associazione. Il tema era: “Le nuove frontiere dell’atto farmaceutico”. La possibilità di nuovi interventi terapeutici comportano che i farmacisti si rendano conto delle funzioni sempre ampie che sono chiamati a svolgere, in particolare quali intermediari tra il medico e il paziente. Essi hanno anche un ruolo educativo verso i pazienti per un uso corretto della assunzione dei farmaci e soprattutto per far conoscere le implicazioni etiche di alcuni farmaci. Rinunciare a questo compito informativo implica spesso anestetizzare le coscienze su rischi che farmaci possono avere soprattutto all’inizio e al termine della vita umana. “ Nell’ambito morale - ha affermato il Papa -, la vostra federazione è invitata ad affrontare il problema dell’obiezione di coscienza, che è un diritto che deve essere riconosciuto, permettendovi di non collaborare, direttamente o indirettamente, alla fornitura di prodotti aventi come fine scelte chiaramente immorali, come a esempio l’aborto e l’eutanasia”.

Il Papa, a questo punto, richiama il dovere che ci si preoccupi della solidarietà, anche nell’ambito terapeutico, “ per permettere l’accesso alle cure e ai farmaci di prima necessità a tutte le fasce della popolazione e in tutti i paesi, in particolare alle persone povere”.

Benedetto XVI invita poi i farmacisti cattolici “a mettersi al servizio dei malati perché questi possano trovare le risorse interiori che li aiutino giorno dopo giorno”. Singolarmente – e non troppo implicitamente – il Papa richiama i farmacisti – almeno quelli cattolici e i competenti di buona volontà – a evitare due forme di terapie diversamente letali: una prima, la pillola chiamata “RU486”, che provoca l’aborto cosiddetto farmacologico: interrompe la gravidanza già iniziata, entro 64 giorni dal concepimento: blocca l’azione progestinica sui recettori inibendo lo sviluppo embrionale e causando il distacco e l’eliminazione della mucosa uterina; una seconda: “la pillola del giorno dopo”, la quale non provoca l’interruzione della gravidanza, ma agisce bloccando l’ovulazione oppure impedendo l’annidamento dell’ovulo eventualmente fecondato nell’utero: va assunta entro 72 ore dal rapporto sessuale.

Ritorna il tema delle scienze biomediche al servizio dell’uomo. Siamo di fronte a un intervento creativo di Dio che termina a un soggetto personale indisponibile a qualsiasi altro fine. E’ paradossale l’esaltazione  della vita che si fa nella nostra cultura e lo scempio che della vita si fa, come chi si impegna a liberarsi da insetti che girano per casa. La logica, il senso umano e la fede non sembrano sempre trionfare. Soprattutto quando di mezzo c’è il guadagno.

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