Due o tre notizia sulla vita umana

Parliamo di aborto. E poi ancora di aborto. E di eutanasia. In Inghilterra prima e poi in Italia.

L’intervento di Stuart Campbell, pioniere delle più recenti tecnologie di analisi prenatale ed ex-professore di Ostetricia e Ginecologia al King’s College di Londra da qualche tempo ha riaperto nel Regno Unito il dibattito sull’aborto e costretto all’apertura di un inchiesta del Comitato per la Scienza e la Tecnologia. Poco tempo dopo l’intervento del professore, il padre della legge nazionale sulla interruzione di gravidanza, il liberal democratico Lord Steel, rilasciando un’intervista al Guardian, ha dichiarato che “ troppi aborti vengono praticati nel paese” e che l’abuso è ormai diventato una triste realtà.

La responsabile per la Salute pubblica, Dawn Primarolo, che affianca il ministro della Salute Alan Jonson, ha dovuto replicare in Parlamento alla fila di fuoco trasversale di un gruppo di deputati che chiedeva un abbassamento dei limiti previsti dalla legge attuale, secondo cui è possibile interrompere la gravidanza entro la ventiquattresima settimana. Il ministro ha difeso tale prospettiva, ma non sembra aver convinto molti parlamentari e soprattutto le associazioni anti-abortistiche che da tempo si battono per la revisione della normativa. Sul banco degli imputati finiscono anche autorevoli istituzione come il Royal College di Ostetricia e Ginecologia, accusato dalla parlamentare conservatrice Nadine Dorries di avere“un interesse finanziario riconosciuto per legge” al fine di tenere alto il numero delle interruzioni di gravidanza.

A quarant’anni dall’introduzione dell’Abortion Act, anche il Regno Unito scopre che il dibattito sulla vita e sul diritto alla scelta delle donne è più aperto che mai. E i numeri non sono confortanti. I dati del 1967 – anno in cui è entrato in vigore il provvedimento - registravano 55.000 aborti.  Secondo le più recenti statistiche, invece,  lo scorso anno in Inghilterra e nel Galles sono stati praticati oltre 194.000 aborti – con un aumento del 4% rispetto al 2005. Ma la cifra reale supera di molto la quota, se si considerano anche quelli cui sono state sottoposte le donne irlandesi e nordirlandesi dove gli aborti sono anche frutto di interventi non ospedalieri o chimici.A causa di queste cifre il padre di quella legge ha recentemente affermato: “ non avrei mai immaginato che si sarebbe arrivati a questi numeri, quando ho condotto la mia campagna”. Nel paese è emerso un atteggiamento “irresponsabile”, secondo il quale molte donne ricorrono all’aborto “se le cose vanno male e usano l’interruzione di gravidanza come un metodo contraccettivo”. Più di un vescovo anglicano aveva previsto questa involuzione morale. Senza contare gli interventi dei vescovi cattolici.

Anche i vescovi italiani richiamano il fatto che un Paese abortista sia un Paese senza futuro. E ci si prepari alle cifre della eutanasia.

Ci voleva tanto a capire che uno degli atteggiamenti più radicati nell’uomo è l’egoismo? E non si gridi alla sorpresa e allo scandalo quando la denatalità nei paesi altamente sviluppati creerà situazioni di esigue minoranze rispetto alle nazioni cosiddetti “incivili”. La diminuzione demografica l’abbiamo voluta noi. E la povertà conseguente.

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