La difficile arte di informarsi

 

C’è chi si butta nel settore dello sport; chi affonda l’attenzione sul mutare degli stili della moda; c’è chi si abbandona al lugubre rosario della cronaca nera con tante di litanie lauretane interminabili; c’è chi si accontenta dei titoli di politica estera di cui la macchina della trasmissione degli eventi non è quasi mai completamente comprensibile, ecc. Tanto che a stento si riescono a leggere i confini degli stati che devono collaborare o si trovano in conflitto ecc.

Ma stiamo sulle generali. Uno può dire: non c’è mai stata colluvie di notizie trasmesse come ai nostri giorni attraverso i vari strumenti di comunicazione: quotidiani, settimanali, vari programmi radiofonici e televisivi, siti internet e  così via. Al punto che non si tratterebbe se non di scegliere il mezzo informativo a cui affidarsi: e il gioco sarebbe fatto. Poi, però, s’accorge che, quando si tratta di avvenimenti in qualche misura e in qualche modo controllabili, soprattutto in fatto di politica, ci si avvede di inoltrarsi in una selva selvaggia e fin troppo debole.

Per esempio: il compito di dare e di spiegare le notizie nei vari settori della convivenza civile è spessissimo affidato a persone che di ciò che parlano non sanno quasi nulla: si fanno redigere i comunicati o le scalette di interventi da competenti e si attribuiscono il solo compito di ripetere. Un esempio recente: la Terra sta raffreddandosi o rendendosi incandescente? L’energia utilizzata per il funzionamento delle macchine è davvero quella che è in uso e che non sempre è la più economica? Il prezzo del prosciutto cotto sta salendo o scendendo? E si potrebbe continuare: ciascuno dice la sua: o si mettono in fila come le oche ripetendosi in continuazione,o si esercitano nel creare contrapposizioni talvolta artefatte, tranne qualche eccezione. Inganna spesso anche la decisione di scegliersi un mezzo di comunicazione tra gli altri: se non si conosce il collegamento tra le varie testate dei mass media, si rischia di rileggere lo stesso avvenimento ripetuto con la carta carbone. Non è una favola l’interdipendenza tra diverse agenzie informative: magari per il solo motivo di attrarre più fruitori possibili e di aumentare l’influsso degli interventi.

Per non dire che in più di un caso l’identica fonte cambia versione col passare anche di non troppo tempo, fidando nella smemoratezza delle persone che consumano le notizia. Uno dei giochi più facili per evidenziare le contraddizioni delle medesime testate potrebbe consistere anche soltanto nella tenere appartati i “pezzi” che raccontano le medesime vicende. Fascisti che si son fatti antifascisti soltanto perché è passato qualche anno dai fatti narrati. Marxisti delle diverse specie che giurano di non avere neanche annusato la copertina dei libri di Marx, e altre cose simile abbastanza facilmente indovinabili.

C’è un abisso tra il pluralismo interpretativo e la confusione dei racconti degli stessi avvenimenti. Il presidente del Consiglio ripete come un disco rotto ogni giorno che in Italia si abbassano le tasse e calano i prezzi, mentre i bilanci delle case e delle aziende assicurano il contrario. Questo sovrapporsi di racconti – interpretazioni a parte – Impedisce quasi ogni certezza su fatti che pure sono verificabili in un bilancio di cucina di una famiglia media.

Il paradosso aumenta quando chi ha concorso un governa non si perita di criticare il governo stesso, senza collegarlo con la propria responsabilità.

E così diviene impervio il tentativo di accordarsi tra fruitori dei mass media non soltanto circa le interpretazioni degli avvenimenti, ma circa gli avvenimenti stessi.

La storia del “quarto potere” in democrazia non è fantasia pura: i fatti si creano spesso quando si pubblicano, non quando avvengono, e così la gente comune è obbligata a puntare l’attenzione su un tema piuttosto che un altro e a semplificare le riflessioni circa le cause e le conseguenze dei fatti. E coloro che dovrebbero essere i critici primi e ultimi di ciò che avviene nel mondo diventano scolaretti dolcemente strattonati sulla tematica e sulla spiegazione degli avvenimenti. Orwell: “ Una frase ripetuta fino alla nausea insensibilmente si trasforma in una realtà”. Mc Luan : “ Avviene non ciò che avviene, ma ciò che è pubblicato” : il fatto è costituito dalla notizia, non dal fatto stesso.

Che tutto ciò sia un gioco perverso di una società opulenta  fondata sulla menzogna e sul raggiro reciproco? Che tutto ciò sia organizzato per togliere ogni certezza rilevante e lasciare la gente smarrita nel groviglio di contraddizioni?

Molti, ingenuamente, si lasciano imbrogliare, ma molti altri possiedono ancora una propria capacità critica.

Forse è bene – per quel che serve – non solo attingere le notizie da più fonti diversificate, ma anche di confrontare le proprie convinzioni senza affidarsi ciecamente a certi cosiddetti esperti che hanno già stabilito ciò che doveva capitare e capita infallibilmente. Profeti retrospettivi.

In fatto di religione, poi, gli esperti veri non si mettono troppo facilmente in vetrina; spesso chi si fa passare come  competente, vende convinzioni che le nostre nonne avevano già superato come leggende.

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