Presepio o no?

Che guazzabuglio con la storia del presepio, ora che si avvicina il Natale. Non si sa più che cosa scegliere. A Bolzano gli insegnanti preferiscono togliere dalle canzoni natalizie i versi che contengono riferimenti a Cristo. Gesù è sostituito con virtù, Artù, zulù e altre scemenzuole, purché facciano rima. A Verona è abolita la visita di S. Lucia per consegnare i regali ai bambini. A Godega (Treviso), il prete dal pulpito dichiara che babbo natale è una favola e che è vero soltanto Gesù bambino. Un piccolo ascoltatore di otto anni si mete a frignare, la mamma lo difende e diversi altri genitori si raggruppano per rivendicare l’esistenza di Santa Claus, che peraltro non si sa bene chi sia. Gesù bambino, invece, è una tavoletta da paragonare a Cappuccetto Rosso, a Bianca Neve e i sette nani, a Pollicino ecc. La protesta dei genitori non si ferma nemmeno davanti alla difesa del parroco il quale si scusa affermando che il presepio vige da secoli nelle terre cristiane.

Questi fatti assicurano che nemmeno tutti i credenti sembrano credere all’incarnazione del Verbo. Meglio una filastrocca che non costa nulla, non impegna per nulla e se ne va col consumarsi del pranzo e col frantumarsi dei regali, poiché questo è il destino dei doni che i ragazzi trovano con sorpresa a capo del letto la mattina di Natale.

Altro contrasto: basta che in una classe vi siano due ragazzi su trenta appartenenti alla religione musulmana, perché Gesù bambino venga estromesso, anche se nel Corano Gesù è il profeta più grande prima del grande profeta Muhammad. E qui si potrebbe continuare con la enumerazione dei segni delle diverse religioni: un Budda, un fachiro, o un qualsiasi personaggio di fantasia.

C’è dell’altro. A Bologna, città risaputamene colorata di rosso e aderente alla fede marxista – ma chissà – il sindaco Cofferati ha progettato o almeno permesso un presepio con 172 statue. Tra queste c’è Prodi in bicicletta, un Giuseppe Dozza e un Renzo Imbeni, entrambi ex sindaci di Bologna, e la figura più clamorosa e pacchiana di Moana Pozzi, la celebre – quasi venerata – pornodiva scomparsa per malattia anni fa. Moana Pozzi nuda prosperosa e vitale, le labbra carnose e rose, in fuga da una morte a cavallo che la insegue con la falce.

Dove mettiamo Cofferati? Può rimanere estraneo al presepio? Lo vestiamo da S. Giuseppe? Per l’autore del presepio, Moana Pozzi rappresenta la vita al suo massimo splendore inseguita dalla morte che la raggiunge.

Qui non vi è più nemmeno una distinzione tra il sacro e il profano: si potrebbero mettere alla rinfusa montagne di carabattole, purché faccia occhiolino almeno un lembo di pornografia.

E così esposti rimangono soltanto i pezzi d’arte che attirano la curiosità dei guardoni e dei rozzi.

Lasciamo soltanto l’esposizione delle bancarelle di frutta e verdura e le vetrine di moda? Non facciamoci illusioni. O si riprende il lavoro educativo, o anche i ragazzi non sapranno più decifrare i simboli più usuali e affascinanti. E il natale diventerà un “buon appetito”, un “buone vacanze”. E tanti sbadigli. A meno che.

 

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