Si può morire di fame davanti ad una tavola imbandita

Ieri l’altro è morta a ventun anni Ana Carolina Reston, brasiliana, modella bellissima e di successo. Altezza 1,74. Peso 40 chili. Dieta per due anni, fatta soltanto di pomodori e mele.

Aveva iniziato a 13 anni a camminare per le sfilate di moda. Solo che nell’aprile scorso la modella aveva dichiarato: "Mi sento grassa". Pesava 46 chili. Un minimo di aumento di peso diventava per lei non solo un cruccio, ma una sorta di malattia. Voleva misurarsi con le sue colleghe per rientrare nei canoni della bellezza stabilita chissà da chi. 90-60-90 sembrano essere le dimensioni stabilite dal fato e dalla competizione con le colleghe.

Con ciò si è detto il nocciolo della questione che porta queste persone allo sfaldamento del fegato e dell’apparato digerente. Con il cuore che non regge più la salute e la forza per affrontare anche le minime difficoltà della vita.

Come si sa, l’anoressia è malanno che viene diagnosticato di solito in soggetti di sesso femminile (90-95% dei casi). Le conseguenze sono una paura patologica del giudizio che viene dato sul loro corpo, gli sbalzi di umore che prendono addirittura aspetti maniacali, propensione al perfezionismo ecc.

Non si dica che si tratta di eccezioni rarissime. Nel 2005 in Italia i casi di anoressia sono stati, poco su poco giù, 57000. Di solito il fenomeno morboso raggiunge i giovani dai 12 ai 25 anni.

La finalità che si vuole raggiungere con queste pratiche “ascetiche”, se non “fachiriche” sono la bellezza e l’attenzione da attirare. L’importante è che chi incontra queste persone malate si volti verso di loro e non abbia l’impressione di trovarsi di fronte a fenomeni morbosi.

Ci si può chiedere se a suscitare il desiderio dell’anoressia siano i sarti con i modelli che mettono in commercio. Forse il problema va identificato più a fondo. Consapevole o no, la preoccupazione maggiore è la meraviglia attirata su di sé.

C’è un abisso tra la anoressia e la pinguedine: anche se quest’ultima di solito porta con sé una tranquillità che cambia misure d’abito, ma non necessariamente menù.

Si dica pure che non ha nulla a che vedere l’anoressia con la penitenza evangelica. La penitenza lascia vivere e dà un senso di serenità e di autodominio che predispone allo sport anche più ardito e a una preghiera leggera e lieta. Niente funerale. La gioia di appartenere al Signore.

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