Tassare anche le opere religiose ed educative della Chiesa?

La cosa non è chiara. Il governo ha parlato di un errore che dovrà presto corretto: dopo tutto l’iter legislativo che una norma deve percorrere per essere mutata. Sta il fatto che, dopo tutte le promesse di non toccare le tasse con la nuova finanziaria, adesso si scopre che devono l’ICI gli immobili della Chiesa utilizzati per “ attività religiose”, voce che comprende, secondo una legge del 1985, “ attività dirette alla cura delle anime, alla formazione del clero e dei religiosi, alla catechesi, all’educazione cristiana” così l’ICI non veniva pagata dai luoghi di culto e immobili collegati ( oratori, conventi e monasteri), ma neppure dalle scuole private, dalle case di cura, dai ristoranti e dalle foresterie appartenenti alle istituzioni cattoliche. I refettori delle “ case di Esercizi”, i campi di gioco dipendenti dalle parrocchie, le case di cura per anziani che non possono pagare per intero le rette stabilite dai privati, i ritrovi dove si incontrano i vecchi, all’ombra del campanile, per giocare a carte e bersi un bicchiere di vino neppure pregiato, le case per malati e disabili ecc.

Qui non si tratta di privilegi concessi alla Chiesa. In gioco è soltanto il diritto della Chiesa di aiutare la gente comune, la povera gente.

Per stare al caso degli oratori, si sa che questi ambienti sono tutti frequentati da figli di industriali, di nobili e di possidenti che sono in grado di pagare rette che rosicchiano più di metà dello stipendio. Ma poi vi sono le case che ospitano i portatori d handicap, gli anziani che hanno bisogno di assistenza continua e così via.

Sembra sacrosanto gravare con tasse su questa popolazione e aiutare quei poveracci che sono i registi di film: i registi che vivono sul lastrico e non negli attici.

Alla fine, se i preti e i loro collaboratori si disinteressano dei poveri, dopo avere lavorato l’intera giornata per funzioni religiose ( non sono servizi sociali anche questi? ) : che tali operatori sociali siano puniti, perché lo Stato possa organizzare e  pagare questi servizi. Non li pagherà. E allora? E allora gli indigenti si aggiustino. La socialità non deve mettere tutti o quasi sul medesimo piano economico o quasi? Se poi il medesimo piano economico lascia alle famiglie casi disperati dove non si possono mantenere i propri cari con uno stipendio che non basta nemmeno a mantenere la famiglia, ebbene: purché uguaglianza sia fatta: uguaglianza nella povertà e nella incapacità di sopravvivere.

A meno che il retropensiero che muove questi “sbagli” sia un pregiudizio nei confronti della Chiesa. Ma allora si abbia il coraggio di dire che si vuol fare un gioco ideologico sulla pelle dei poveracci. Le paghe dei politici sono diverse.

Instagram
Powered by OrdaSoft!