Centinaia di migliaia di condannati godono dell’indulto

In questi giorni è una gragnola di notizie riguardanti gli sconti di pena o i rilasci dalla prigione di condannati a causa dell’indulto appena deciso. Vi sono magistrati che già abbozzano il discorso della scelta dei reati più gravi da giudicare, lasciando cadere numerosissime altre denunce. Per stare ad eventi freschissimi, ieri l’altro è stata liberata una delle tre ragazze condannate per omicidio della suora Laura Mainetti a Chiavenna il 6 giugno 2000. Una ventina di giorni fa la stampa parlava di almeno quindicimila detenuti già lasciati in libertà. Al punto che ci si può chiedere, tra le tante segnalazioni, quanti siano i condannati che beneficeranno dell’indulto.

Notizie ufficiali pare non ce ne siano. E, tuttavia, non si può ignorare che il provvedimento di clemenza riguardi i reati compiuti fino al 2 maggio 2006: reati non ancora giudicati e nemmeno scoperti. I processi penali pendenti dello scorso anno assommavano a cinque milioni. Alcuni di questi andranno in prescrizione. Si può pensare che sui quattro milioni rimanenti, la metà si chiuderà con la condanna di almeno un imputato. Ciò significa che arriveremo – presumibilmente – a due milioni di condanne da qui al 2014. E ciò pur escludendo i reati coperti dalla condizionale, quelli esclusi dall’indulto e le condanne sopra i sei anni. Tutti i pregiudicati con condanne fino a sei anni, di fatto, non andranno in galera: da sei anni scenderanno automaticamente a tre e a questo punto otterranno l’affidamento in prova ai servizi sociali: così eviteranno il carcere.

Si può presumere che più di duecento o di trecentomila persone eviteranno la cella da qui al 2014. Sommando i condannati che godranno dell’indulto, probabilmente si arriverà a un milione di delinquenti che verranno lasciati liberi.

Questa stima per difetto non può non allarmare. Uscire di prigione non significa trovare subito una casa, un lavoro, uno stipendio. E uno deve pur vivere anche se impegna tutte le forze a cercare un’occupazione che gli dia un salario di sopravvivenza.

Le leggi vanno varate con molta ponderatezza. E non possono essere buttate là quasi a casaccio, senza prevedere le conseguenze dei fatti. Anche perché la gente si va sentendo sempre meno sicura. E infatti, è piena la cronaca di narrazioni di furti, di delitti, di stupri, di commerci di droga ecc.

Perché non si dicono chiaramente queste cose? Per non perdere voti? Per mostrarsi condiscendenti verso persone che non riescono – o non vogliono – faticare? A ciò si aggiunga la presenza di molti extracomunitari tra coloro che godono o godranno degli sconti di pena per l’indulto. Basterebbe sobbarcarsi alla fatica di sorbirsi un qualsiasi telegiornale. Fino a quando andremo avanti così?

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