Immigrati in Italia: cambio di civiltà

Non c’è bisogno di essere demografi di professione, né di giocare alla scoperta del futuro leggendo nella sfera di cristallo o interrogando i maghi. Gli immigrati – soprattutto nordafricani – in Italia sono già milioni. Se passa il disegno di legge che il governo sta predisponendo, l’aumento sarà al tempo stesso aritmetico e geometrico. Legittimi o clandestini – se proprio non si tratta di delinquenti riconosciuti e non ancora rimandati al loro paese di origine – gli extracomunitari che vivono in Italia avranno, nei prossimi anni, vita tranquilla e forse anche agevolata.

Chi giunge in territorio italiano diviene per ciò stesso italiano: basta che lasci passare cinque anni di permanenza senza incorrere in violazioni gravi della legge. A ciò si aggiunga che i figli di coloro che permangono tra noi per i cinque anni stabiliti e che nascono nella penisola sono per ciò stesso cittadini italiani. Senza richiamare tutto il problema del ricongiungimento dei parenti ancora lontani che vogliono vivere accanto ai loro cari che hanno preso dimora tra noi. E chissà se si riuscirà a stabilire autentiche parentele. A ciò si aggiunga il fatto che l’integrazione con i cittadini italiani non richiede sforzi erculei. Un po’ di lingua appresa. Le grandi linee della legge italiana accettate. Un giuramento sulla fedeltà alla costituzione. Come fanno i ministri e come fa il presidente della Repubblica.

Alcune osservazioni velocissime per abbozzare un futuro non molto lontano.

  1. Si può prevedere che gli extracomunitari ammessi come italiani sceglieranno le zone della nazione più ricche e con maggiori prospettive economiche e altro. Il Nord-Est stia attento.
  2. Non mancherà la richiesta del lavoro – meglio se non eccessivamente faticoso – e della casa. Lo Stato che accoglie questa ondata di popolazione potrà disinteressarsi dei problemi? E gli italiani saranno ancora chiamati a faticare per raggiungere un alloggio e uno stipendio?
  3. Presto si profileranno questioni culturali assai gravi. Se non si arriverà a uno scontro di civiltà, potrà essere perché non ci sono più due civiltà che si scontrano.
  4. Il patrimonio artistico, letterario, architettonico, pittorico ecc. che gli italiani hanno alle spalle sarà guardato con sospetto, se non proprio con dispetto.
  5. Si può anche pensare che col tempo i ragazzi socializzino e i trovino uniti quasi in un popolo. Ma occorreranno decenni, probabilmente.
  6. Davvero è un sospetto ingiustificato l’immaginare che l’operazione abbia anche una finalità elettorale per il futuro? Una democrazia a senso unico o quasi.
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