Ruini e i cattolici italiani

Non c’è raduno dei vescovi italiani – raduno plenario o parziale – dove il presidente della conferenza episcopale italiana non prenda la parola su questioni vive e discusse nell’arengo della vita pubblica in Italia. Nella quasi totalità dei casi in cui entra in questioni discusse e propone un’istanza morale, vi sono i soliti brontoloni che accusano il cardinale – e i vescovi in generale – di indebite ingerenze nei settori dello Stato e della politica. Non pare, tuttavia, si possa negare che talvolta il presidente della CEI si spinga a valutare situazioni che presentano soluzioni opinabili. Accolga chi vuole le istanze etiche. Non si sentano vincolati nemmeno i cattolici.

E, tuttavia, la contingenza culturale che stiamo passando presenta più di un lato sbrecciato o almeno fragile. Si è rotta l’unità dei cattolici. E forse fu un bene. Non si è, però, previsto che la mancanza di una mediazione laicale tra la fede e l’applicazione politica avrebbe esposto la gerarchia ecclesiale, collocandola in dialogo – o in contesa – diretta con il mondo politico. La soluzione alternativa era che i cattolici si ritirassero nelle catacombe o nelle sagrestie e si compiangessero da soli senza nemmeno lasciar trasparire un lamento. Non sarebbero esistiti e basta.

Non si sta rimpiangendo i bei tempi andati – che poi non erano tanto belli -, quando i comitati civici organizzavano le elezioni con metodi quasi inquisitori. Il fatto è che, sciolta l’unità dei cattolici in politica, staccandosi dalla gerarchia, se ne è dissolta la presenza in rivoli che faticano a essere significanti. Ciò che è avvenuto, in altri termini, è stata la frantumazione di una qualche compattezza che poteva far udire la propria voce e far pesare il proprio parere entro gli ambiti del bene comune e nella piena laicità dello Stato: una laicità che era autonomia gelosamente custodita nei confronti della Chiesa.

Adesso lo sgretolamento delle aggregazioni cattoliche agenti in politica rende l’azione stessa inincisiva e pressoché insignificante. Senza dire che, quando non ci si rende attenti ai richiami della gerarchia ecclesiale, ci si può aggregare – accodare? – a forze politiche le quali intaccano anche valori fondamentali quali la vita umana dal concepimento al suo declino naturale, la famiglia fondata sul matrimonio ecc.

Dopo di che, si mugugni ancora contro Ruini e qualche sparuto altro vescovo. Ma ci si interroghi se si sta costruendo una società rispettosa e promotiva della libertà e della giustizia.

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