Signori politici, fatevi capire

Già fissato il giorno delle elezioni nazionali. Ormai prossime. Il tempo che ci divide dal 9 aprile non è eccessivo. Piuttosto, è confuso. La legge elettorale presumibilmente sarà cambiata, i partiti mutano pelle come serpenti e si accoppiano in modo turbinoso. Di programmi si parla molto, ma se ne vedono pochi. Il tasso di litigiosità tra i politici sta diventando insopportabile: ormai si sa già che non c’è più un punto su cui vadano d’accordo, forse nemmeno sul principio di non contraddizione e sulla tavola pitagorica. Eppur bisogna votare, se non si vuole che la situazione italiana rotoli e si corroda ancor più di quanto è disarticolata oggi.

Da vescovo voglio entrare in politica, mettendo i piedi nel piatto. Per dire cose ovvie che si è sempre sul punto di dimenticare.

  1. Per votare con conoscenza di causa, occorre sapere esattamente i programmi, mentre ci si accorge che mutano da una legislazione all’altra nelle diverse formazioni partitiche e talvolta i vari settori non concordano tra di loro anche nelle identiche tornate elettorali; e si tratta sempre di volumi che usano termini pressoché incomprensibili. Possibile che i conti di casa e i progetti anche a breve scadenza siano sempre così intricati? Non sogno delle semplificazioni indebite. Ma la casalinga di Voghera manda avanti la famiglia senza che i figli abbiano il mal di testa per capire ciò che si sta facendo e si vuol programmare. Spesso, invece, si confonde lo scuro con il profondo. Se ci si vuol far capire, esiste qualcosa di mezzo tra le enunciazioni generalissime e le progettazioni minutissime. Gli elettori hanno anche altro da fare che conoscere le vedute e i propositi dei partiti: vedute e propositi che, però, hanno il diritto di sapere. Ringraziano se si fa loro capire qualche cosa.
  2. Per votare con coscienza tranquilla, occorre – purtroppo – valutare anche la lealtà di chi organizza la campagna elettorale e di chi viene eletto. Si tratta di un giudizio difficile, talvolta; ma necessario anche allo stadio di probabilità, se non si vuol essere ingannati del tutto. Non si tratta di giudicare le coscienze: si tratta di misurare i vantaggi personali che la politica produce ai politici, ai parenti, agli amici e agli amici degli amici, e i favori che gli elettori dalla politica possono attendersi. Da osservare è il bene di tutti, non soltanto il proprio tornaconto.
  3. Dopo la difficile lealtà con cui si stendono dei chiari e brevi programmi, occorre avere fiducia nella decisione di chi questi programmi deve mettere in atto. Anche qui, non si raggiungono delle certezze con la sfera di cristallo: bisogna guardare le cose che si fanno e le cose che si dicono quando si è a corto di bugie e magari scappa detto qualche sbrendolo di verità. Non è agevole questo esercizio. Men che meno in campagna elettorale, quando tutti promettono tutto e di più, e assicurano una chiarezza e una sincerità che si stentano a vedere. Dopo di che, si può tracciare con tranquilla coscienza la croce sul simbolo partitico che si preferisce. Magari badando non alle diatribe degli ultimi mesi o degli ultimi giorni prima delle elezioni.
Instagram
Powered by OrdaSoft!