La prof di religione senza  idoneità del vescovo

Il fatto, senza eccessivi svolazzi poetici  e  senza soverchia ironia. La professoressa si chiama Caterina Bonci, 38 anni, di Fano.Ha iniziato l’insegnamento della religione nelle scuole statali 14 anni fa. Si è intanto sposata. Dieci anni fa ha divorziato dal marito. Anche dopo il divorzio ha continuato l’insegnamento. Il Vescovo del luogo le ha chiesto di iniziare un processo di dichiarazione di  nullità del matrimonio avvenuto. In questo caso avrebbe potuto continuare l’insegnamento. Niente.

Recentemente, con la legislazione appena mutata, i prof di religione cattolica devono sostenere un esame di concorso per entrare in ruolo.

La Caterina Bonci ha presentato la domanda di iscrizione al concorso, corredata da tutti i certificati necessari, aggiungendovi la documentazione del divorzio avvenuto. E’stata avvisata della impossibilità di essere ammessa in ruolo per l’insegnamento della religione in base alla legislazione italiana. L’interessata è ricorsa al TAR e al Consiglio di Stato che non hanno potuto se non approvare le legge della idoneità, la quale stabilisce che, per insegnare religione, una persona deve essere o nubile o regolarmente sposata.

E’ presto fatto imbastire un pezzo umoristico o sarcastico accusando la Chiesa di non badare alla competenza nella materia insegnata, ma alla condotta che l’insegnante tiene.

Capisco che non si debba essere dei santi per insegnare la dottrina cristiana. Ma come fa, a esempio, insegnare l’indissolubilità del matrimonio una professoressa che non l’ha attuata? E come insegnare  la parola di Cristo che impegna alla fedeltà coniugale per sempre, se a tale fedeltà  è venuta meno? Eccetera. Un conto è far scuola di matematica, di geometria, di chimica o di materie simili; un altro conto è esporre il Vangelo come una verità  per l’uomo, ammettendo la disequazione costante tra dottrina e vita nella fede. Ciò anche se la religione cattolica nella scuola pubblica va proposta in chiave culturale. Ma si tratta pur sempre di religione cattolica. Se no, Gesù Cristo – che era certamente confessionale – non avrebbe potuto insegnare religione cattolica in Italia.

Attorno al nucleo dell’avvenimento c’è tutto un strascico di sorrisi di compatimento, dovuti al fatto che Caterina Bonci, 38 anni è ancora belloccia e va per le strade di Fano con una minigonna vertiginosa che non copia le tre gonne della nonna.

Lo sbaglio è  soprattutto della Curia che ha aspettato dieci anni a prendere una decisione. Il resto è folclore. Il resto è anche sofferenza per la perdita del lavoro soprattutto quando una prof ha una bimba da mantenere. Ma la coerenza non guasta in fatto di fede. Con tutte le conseguenze che se ne devono trarre.

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