L’Assunta

Forse è bene iniziare descrivendo il fatto che la Chiesa ricorda e festeggia nel giorno dell’Assunta. La Chiesa non si pronuncia sulla questione se Maria sia morta o no. Se la si avvicina al Signore Gesù come la creatura più cristiforme, occorre dire che ella ha affrontato la morte per poi risorgere. Non così, se la si avvicina alla Chiesa come sua icona: la Chiesa dell’ultimo tempo, al dire di S. Paolo, non morirà, ma entrerà nella fase oltre il tempo incontrando Cristo che ritorna, giudica e destina alla beatitudine o alla dannazione.

La descrizione che la teologia preferisce è quella della morte di Maria e della sua risurrezione, seguendo il destino del suo Figlio. Il suo corpo non ha subito, dunque, la corruzione e ora vive accanto a Gesù in anima e corpo.

Anima e corpo. Bisogna insistere, perché, se non si comprendono bene le cose, rimane il rischio di una assunzione pensata al modo della immortalità di un’anima, mentre qui si parla dell’essere umano integro di Maria: con la risurrezione anche del  corpo. Ella, nella vita gloriosa, ha seguito il Signore Gesù perfettamente: fino alla glorificazione del suo corpo.

Se si legge la Bibbia – anche il Nuovo Testamento - non si trova il racconto dell’assunzione di Maria. Si riscontra la figura della Madonna come colei che rende possibile la visita di Dio agli uomini nell’incarnazione del Verbo; come colei che è vissuta a Nazareth educando il Figlio anche sotto il profilo religioso nell’Antico Testamento; come colei che ha seguito il figlio nella sua predicazione, nelle sue avversità, nei suoi dolori, nelle sue povere glorie terrene, e poi lo ha accompagnato nella passione fino al calvario, fino allo spirare sulla croce, fino a raccoglierlo fra le braccia in quella scena che i credenti chiamano “la pietà”. Il Nuovo Testamento non parla nemmeno della apparizione di Cristo a Maria, ma si può – si deve -  pensare che la prima visita di Gesù nella gloria dopo il sepolcro sia stata per la madre in una assimilazione che l’attraeva e quasi la confondeva con il Figlio. Nemmeno negli Atti degli apostoli c’è traccia di questo fatto miracoloso. Troviamo la Madonna nel Cenacolo, quando scende lo Spirito santo per manifestare la Chiesa nascente, e poi di Maria si tace.

Perché allora la Chiesa si sente il diritto di insegnare ai fedeli l’assunzione di Maria in anima e corpo? Il fatto è che la lettura dei libri sacri va compiuta con la capacità di penetrazione che lo Spirito santo dona ai fedeli: la Parola rivelata contiene assai più di quanto dice esplicitamente. Chi analizza bene la condizione della Madonna nei riguardi del Signore Gesù si accorge che ella è la creatura che più perfettamente ha condiviso il destino del Figlio. E riflettendo sul rapporto tra Gesù e Maria, sembra del tutto logico che il Figlio voglia con sé la madre ancor prima della risurrezione universale all’ultimo giorno della storia. Vi sono certezze assolute che possono rimanere, nella fede, senza essere descritte in modo palese.

Non si immagini l’assunzione come un cambiamento di luogo da parte di Maria che viene collocata accanto al Signore Gesù. Il Paradiso non è uno spazio materiale dove si radunano i santi al seguito di Cristo. Oltre la morte e oltre la risurrezione vi è una condizione di vita diversa, non necessariamente lontana, da quella che sperimentiamo nel tempo: una condizione in cui, al dire di Paolo, il corpo viene spiritualizzato senza perdere la sua qualifica materiale.

Ciò significa che Maria recupera e trasfigura le bellezze concretissime della vita terrena. Ella si pone come concausa e con-fine dell’esistenza terrena. In lei noi siamo certi che il nostro povero corpo disfatto dal tempo risorgerà e si inserirà in maniera imparagonabile nel Signore Gesù che vive per sempre. Se si vuole, in un’epoca di materialismo sgraziato e deludente, il cristianesimo ci assicura che i credenti sono più materialisti dei materialisti: solo – ma è una differenza fondamentale – che questa materia è fatta propria dal Verbo e trasformata in motivo di gloria nel caso di Maria in attesa dell’ultimo giorno.

Ci si può chiedere che cosa faccia Maria nella beatitudine. Fa ciò che compiono i santi: loda e ringrazia il suo Signore, canta le lodi di Dio, si colloca come la Madre di tutti i beati, gioisce di una assimilazione a Cristo quale nessun’altro può raggiungere.

Lungi dall’essere un dogma astratto e lontano, l’assunzione di Maria ci assicura che ciascuno di noi, se vuole seguire Cristo, troverà il pieno espletamento dei suoi desideri e delle sue attese già compiute in Maria.

Questo è motivo di speranza: di una speranza che include la dimensione spirituale, ma trae con sé anche l’aspetto corporeo e le bellezze del creato. Non a caso l’Apocalisse descrive Maria -  e la Chiesa del futuro – come una donna coronata di dodici stelle, con la luna sotto i piedi, e un motivo di gioia per tutti i credenti.

Sì, perché nella Madonna il cristianesimo ritrova una venatura di tenerezza che integra la dimensione seria e talvolta cupa della paura della dannazione. Con Maria la vita beata conosce anche la sensibilità femminile, verginale, sponsale e materna. I fedeli possono accedere a Dio soltanto attraverso Cristo e non senza l’intercessione di Maria.

Si apre qui il capitolo della mediazione materna che la Madonna esercita a favore di noi tutti presso il suo Figlio Gesù. Ciò dice che non c’è grazia che venga concessa da Cristo senza il tramite della Madonna. Così come la redenzione si è attuata soltanto attraverso il  di una ragazza di Nazareth assurta al ruolo di tramite universale tra Dio e l’umanità. Senza aggiungere che, dentro questo quadro della redenzione, la grazia concessa ha il sapore della consolazione e di una speranza indomita.

Si intuisce, alla luce di questi richiami, l’insistenza con cui la Chiesa esorta a pregare Maria e a raggiungere il Signore Gesù per mezzo di Maria. Adesso e nell’ora della nostra morte.

Sembra perfino inutile sottolineare il fatto che la Madonna non è una sorta di “dea” a sè stante. Non è nulla senza il riferimento a Cristo Signore. E’ la prima dei salvati che diviene salvante in unione con il Figlio. “Vergine Madre, figlia del tuo Figlio”. E se qualcuno vuol grazia “e a te non ricorre, sua disïanza vuol volar sanz’ali”.

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