Un papa e un altro

Son passati tre mesi da quando Ratzinger ha iniziato a fare il Papa con il nome di Benedetto XVI. E’ ridicolo fare dei bilanci all’inizio di una vicenda umana di tale rilevanza. Vi sono, però, almeno due  o tre osservazioni da porre circa il passaggio dal Papa defunto all’attuale.

Una prima osservazione si riferisce al modo di parlare, di gestire, di guardare, di camminare ecc di una persona alle cui dipendenze si è. Dicono che, quando salì al trono pontificio Pio XI, alcuni monsignorini di curia, per mettersi in stile,  iniziarono a camminare con il passo del montanaro; poi venne Pio XII e gli alcuni monsignorini camminavano a passetti quasi di danza lesta; poi venne Giovanni XXIII e gli stessi monsignorini assunsero l’andatura un po’ dinoccolata del contadinotto; poi venne Paolo VI  ecc.

Questo fenomeno indica il non avere capito bene la differenza tra identificazione e identità: l’ideale non sembra quello di essere se stessi, ma di copiare un personaggio che si elegge come modello. E’ chiaro che simili mimetismi non sono l’esito di caratteri robusti e definiti. E’ chiaro anche che simili copiature possono avvenire soltanto in cerchi ristretti.

C’è un altro fenomeno, questo assai più diffuso. Consiste nel farsi un idealtipo di sommo Pontefice e di misurare il successore con il Papa che ci ha lasciati. Viaggi. Scarpinate sui sentieri di montagna, visite numerose e intense a diverse città, discorsi non eccessivamente succinti e così via.

Così stando le cose, si instaura immediatamente un paragone tra il Papa attuale e Giovanni Paolo II, tacitamente per decidere quale sia il migliore. Ma nessuno ha assicurato che un Papa deve passare da un aereo a un altro, da un continente a un altro, da un capo di stato a un altro, da una marea di gente a un’altra. Per esempio: Benedetto XVI ha fatto una visita breve a Bari per il Congresso Eucaristico Nazionale e non è rimasto nemmeno a pranzo. Tiene catechesi più stringate e più cartesianamente ordinate. Delega le beatificazioni alle diocesi di origine. Tiene la voce sommessa anche quando dice cose taglienti: taglienti, ma pacate e buone. Si può continuare con il paragone. C’è chi preferisce l’un Papa e chi preferisce l’altro.

Da notare che uno sguardo umano rivolto al Papa, comunque avvenga, non dice il mistero di questo uomo che succede a Pietro. I credenti semplici non badano soltanto all’apparenza superficiale  delle cose, quasi si trattasse di scegliere un Papa al pistacchio o uno alla vaniglia. Gli basta che parli e agisca a nome di Cristo. Allora gli si può anche voler bene.

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