Coerenza e idee chiare sulla fecondazione artificiale

La data dei referendum sulla fecondazione artificiale si avvicina. E, invece di chiarire le idee, sembra che i politici e i maîtres à penser le stiano arruffando. Non c’è bisogno di richiamare lo status quaestionis. Due referendum. Uno dei radicali che vuole cancellare del tutto la legge 40. Uno delle sinistre che vuole correggere la medesima legge su quattro punti peraltro nodali, primo fra tutto il non rispetto della persona umana già completamente in germe nell’ovulo fecondato: comunque fecondato. Circa la votazione, si sa che le guide della Chiesa italiana hanno esortato a non partecipare al voto così da non raggiungere se non con molta difficoltà il quorum che renda valida la consultazione popolare. E non si tratta di una rinuncia a discutere e a confrontarsi: non partecipare al referendum significa votare due volte: non si tratta di esimersi dal dialogo e dal confronto: si vuole lasciare la legge com’è – una legge non certo perfetta e con più di una falla dal punto di vista cristiano e perfettamente umano -, che almeno evita l’anarchia che era consentita senza nessun limite; si vuole, inoltre, rifiutare la soluzione di un problema umano delicatissimo ridotto a sì o no senza soverchi approfondimenti.

Occorre aggiungere che, recentemente, voci che dovrebbero esprimersi in linea con la Chiesa e in coerenza con la stessa legge 40 votata, si sono discoste variamente da qualcosa che assomiglia a un’obbedienza e hanno operato una svolta a u senza recare eccessive giustificazioni.

Nessuno assicura che l’astensione non faccia scattare le conseguenze del referendum. Conseguenze che, col tempo, potrebbero portare l’Italia a una situazione zapateriana. Non sembra avere molto senso nemmeno l’appello a una fede adulta per sganciarsi dal consiglio dei vescovi. La fede adulta è altra cosa: è obbedienza a Cristo almeno quando sono in gioco valori determinanti dal punto di vista umano. Quand’è così, si ammetta chiaramente che ci si vuole staccare dalla linea tracciata dal Magistero e amen.

Dal punto di vista politico, poi, si può certamente cambiare parere. Purché non lo si cambi nello spazio di un mattino e si rechino le motivazioni di questa revisione. Capi partito che hanno mutato l’opinione circa la partecipazione al referendum, possono certamente invocare l’esigenza di coerenza; hanno però il dovere di recare le ragioni di questa revisione.

Già che ci siamo, si aggiunga che si chiacchera di temi di vitale importanza spesso senza cogliere l’occasione per approfondire la materia su cui ci si deve pronunciare. Non sembra un metodo molto saggio quello di usare l’immagine di una Madonna per richiamare un caso di fecondazione eterologa, dimenticando lo Spirito santo. Anzi, più in generale, bisogna ammettere che il problema, soprattutto in questi ultimi tempi, va trasformandosi da interrogativo morale in questione politica. E si sa che quando la morale è messa ai voti, perde sempre. Quale Italia si vuole?

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