“Provo molta tristezza.
E il vero problema saranno i bimbi adottati”

Intervista di Gian Carlo Botti a mons. Alessandro Maggiolini

 

“Provo una tristezza enorme, non per lo sberleffo alla Chiesa spagnola, nei confronti di coloro che adesso esultano e che presto si troveranno, senza una spinta, ad uscire da una situazione che è anomala”, commenta mons. Alessandro Maggiolini, 73 anni, vescovo di Como, unico membro italiano della Commissione che ha redatto il nuovo Catechismo della Chiesa cattolica.

 

Sorpreso dalla doppia mossa di Zapatero: divorzio veloce e nozze gay?

«Un po’. La sua linea del’facilismo’, del concedere specialmente in campi dove non c’è nulla da rimetterci dal punto di vista sociale e così si procede da uno stadio all’altro. Zapatero sostiene che una delle garanzie della democrazia è la libertà di religione, la libertà di opinione e la libertà di condurre a buon fine un progetto politico con i cittadini».

 

E allora? 

«Ho i miei dubbi che sia avvenuto questo. Perché la natura ha – diciamo così – le sue norme e, se Dio perdona, la natura non dà la sua misericordia così come fa il Signore; perché suscita speranze, desideri, ma poi delude quando non vengono rispettate. Insomme: se la sessualità è sempre stata utilizzata, ed espressa in un certo modo, possibile che generazioni e generazioni abbiano sbagliato e adesso arrivi Zapatero a fare le cose giuste?».

 

Ha trovato una risposta?

«Non del tutto, se non nella volontà di andare incontro ai cittadini i quali, per il fatto di essere omosessuali, non devono sentirsi emarginati o giudicati: devono semplicemente sentirsi diversi non per colpa loro, e di conseguenza accettare la propria situazione e tentare di superarla».

 

In che modo?

«Si può superare quell’omosessualità non connaturata, senza accentuazioni molto forti, con terapie psicologiche. Insomma, si può intervenire ammesso che non si voglia dire che l’omosessualità è qualcosa di più della bisessualità oppure della eterosessualità, oppure – ed è peggio – ce è la stessa cosa perché non c’è nessuna norma che è iscritta nella struttura dell’uomo che porta all’incontro tra un uomo e una donna. Non capisco: da una parte si vuole la libertà assoluta; dall’altra si vuole istituzionalizzare e socializzare, a tutti i costi, una struttura che va contro l’uso comune della società».

 

Dalla possibilità d’adozione per le coppie gay, cosa pensa?

«Questo sarà un problema molto serio. Cosa ne verrà fuori dal punto di vista psicologico? La psicologia ha dimostrato che occorre il confronto con la figura paterna e con quella materna. Così verrà a mancare questa doppia figura. Non si può giocare su valori con sperimentazioni legislative per nulla controllate. Insomma, c’è il desiderio di essere come gli altri quando in realtà non lo si è. Uno nasce storpio e non può fare il centometrista, altrettanto uno nasce omosessuale e ha il dovere di curarsi».

 

E se la cura non funzionasse?

«Accetterà di essere diverso. La legge crea costume: ha il compito di individuare il minimo oltre il quale si è fuori dalla legge, come in questo caso. Bisogna stare molto attenti perché le ripercussioni di queste trovate legislative si avranno nei prossimi decenni».

 

La diessina Livia Turco getta acqua sul fuoco e punta sul Patto civile di solidarietà.

«In realtà il Pacs non è molto diverso dalla soluzione spagnola; è attenuato nelle sue espressioni sociali, ma è sempre nella linea della legalizzazione di situazioni che non possono essere accettate».

Instagram
Powered by OrdaSoft!