Alla fine il problema si è chiarito solarmente nei suoi termini essenziali. Ed è problema di rilevanza non trascurabile. Si può anche vedere un tranello ordito da colleghi – amici o nemici – contro il professor Rocco Bottiglione. Sta il fatto che le votazioni che davano il consenso a una nomina del personaggio per incarichi europei hanno respinto la proposta. Anche se, poi, l’incarico verrà – pare - ugualmente dato.

        E’ umiliante scoprire giochetti furbetti e forse maliziosi e cattivi tra persone che si qualificano come onorevoli e hanno il compito di guidare le sorti di popoli. Ma la questione non riguarda soltanto né primariamente il filosofo cristiano. Il fatto che venga richiamata la fede in un contesto come quello accennato induce ad aggravare il senso della vicenda.

        Ripulendo i termini del problema rendendolo quasi virtuale – astraendo, cioè, le convinzioni e i comportamenti di fede dal fatto che siano professate e attuati da Rocco Bottiglione – ne viene che non può dirsi democratico chi ha delle convinzioni in campo filosofico e teologico: ogni certezza che toccasse in qualche misura la concezione e il divenire dell’uomo escluderebbe da una convivenza civile fondata sulla maggioranza. Povero de Toqueville. La democrazia che egli ha descritto si ridurrebbe ad aritmetica: 49,9%, sconfitta; 50%,1, vittoria e non se ne discuta più: di qualsiasi materia si tratti. Il maestro della democrazia occidentale ha insistito in maniera limpida e vigorosa sulla constatazione che non c’è democrazia autentica se alla base della società – prima del voto – non si dà un complesso di valori umani e morali che guidano la legislazione senza essere richiamati ogni volta e la mantengono entro limiti che promuovono l’uomo e attuano il bene comune.

        Si aggiunga che una fede non può pretendere di imporsi in una nazione in base alla propria convinzione di essere verità. Vi sarà sempre un certo scarto tra l’ideale etico e la pratica comune. Ciò significa che nella convivenza civile, con rammarico, un po’ tutti dovranno registrare la sublimità dell’ideale legislativo–filosofico e, insieme, una certa delusione della prassi comune. Se no, non esisterebbero né tribunali né galere.

        Domanda: escludiamo Rocco Bottiglione dal novero dei democratici? Imponiamo che tutti i cittadini debbano approvare il matrimonio omosessuale? Per dire che, se non si sta più che attenti, si gargarizza di democrazia e si attua qualcosa che assomiglia alla dittatura.

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