Il gioco riesce quando dura poco e si rispettano le regole fino alla minuzia. Al punto che si può dire che il personaggio più importante nella partita è l’arbitro. Mancasse l’arbitro, anche la danza classica diventerebbe lotta libera. Ed ecco il fatto. Ricordate la crudele esecuzione del giornalista italiano Enzo Baldoni per la sola colpa di non essersi schierato ostentatamente con le forze armate iraqene? Non era una lotta; era un rischio che un avventato voleva correre probabilmente senza risultati bellici da una parte o dall’altra. E l’Italia a occhi sbarrati e senza respiro di fronte a questi riti nefandi.

        Il gioco sembra continuare e aggravarsi. Ieri l’altro un gruppo di terroristi musulmani ha sequestrato due francesi, minacciandoli di morte atroce, se la loro madre patria non abolisce la legge sul velo islamico entro quarantotto ore. Questione di un foulard e di una lunga gonna che rende le ragazze riconoscibili come musulmane. E due giorni corti per cancellare una legge discussa per mesi in commissioni, in consigli di verifica degli articolati di legge e poi in parlamento. Con tanto di firma di Chirac.

        Non vale, adesso, cavare dall’archivio note perfino divertite circa un problema di una importanza decisiva come questo. Fatto sta che adesso sul capo dei due francesi pende la spada di Damocle, dove Damocle è niente meno che il Presidente della Repubblica e la conclusione può essere la morte dei colpevoli (colpevoli di che cosa?).

        Tre o quattro notazioni telegrafiche. Quando una convinzione, soprattutto se religiosa, diviene oltranzista, non interessa che si riferisca al copricapo, alla gonna o alla lunghezza delle maniche. Tutto è fissato secondo il Corano e la Sunna: anche i minimi dettagli del comportamento. E la pena scatta senza troppe esitazioni: magari una pena inventata su al momento, pur di metter paura.

        La religione si riduce così a questioni di abiti, di occhi che riescano a osservare quanto sta oltre il copricapo, a sandali, a menu, a una sorta di codice penale senza soverchia misericordia.

        Che colpa hanno questo Cristian Chesnot e questo Jorges Malbrunot di quanto ha deciso il potere legislativo francese e che quello esecutivo deve attuare? Magari di nascosto fanno raccolta di kippa, di berrette e di turbanti in vista di tempi meno calamitosi. Eppure.

        A ragion veduta e a mente non esaltata, esiste una proporzione tra l’uccidere due persone entro quarantotto ore a motivo del velo islamico? Non siamo all’eccesso di un intransigentismo che forse nasconde il vuoto sotto?

        Il governo francese, poi, dovrebbe riflettere su due aspetti. Sul concetto di laicità che non sembra violato da un copricapo. E sulle conseguenze non sempre felici che possono portare scelte politiche forse più furbe che intelligenti.

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