Povera scuola italiana. E’ diventata una sorta di terra di nessuno, dove chiunque può imperare il metodo educativo da usare con i ragazzi che la frequentano. 

        Qualche settimana fa il Garante della privacy ha ordinato di tenere segreti tutti o quasi gli avvenimenti che capitano nella scuola. Per esempio: è proibito rendere pubblica la fede religiosa dell’alunno. Come se appartenere a una comunità di culto, di beneficenza, di carità ecc. fosse una colpa da nascondere, e non una caratteristica da evidenziare. Già. Perché, se si pigia il pedale sulla individualizzazione dell’atteggiamento religioso, come avverrà il dialogo tanto invocato dai pedagogisti e dagli stessi politici? A rigore, non si riesce a capire perché uno non debba essere quasi proibito di rendere pubblica una convinzione di laicità. E così, l’alunno non riesce più a capire come debba presentarsi e come debba rapportarsi con i compagni di scuola nell’epoca del pluralismo. E la tentazione è forte di agire come garba mandando all’aria tutte le leggi e le circolari degli organi di Stato. 

        Lo stesso Garante ha emesso un’ordinanza in cui proibisce di rendere noti i risultati degli studi dei singoli alunni. Così i voti dei compiti – in classe o a casa – devono rimanere segreti: anzi, gli elaborati vanno consegnati dai docenti ai singoli alunni in busta chiusa. Sarà diritto dei ragazzi aprire la busta in classe, o per strada, o a casa, o lasciarla intonsa. Così si dica per le interrogazioni orali: uno recita la lezione come un esercizio di bravura, ma è quasi pregato di non comunicare agli altri i risultati della verifica; analogamente vale per interrogazioni fatte a mozziconi di frasi sconclusionate. L’importante è che ciascuno viva per sé e si difenda dalla curiosità, ma anche da qualche biasimo o da qualche compiacenza degli altri. 

        L’ideale della scuola come società o addirittura come famiglia è qui superato e condannato senza appello. Ci si chiede come ci si dovrà comportare quando si avrà tra mano l’esito di un anno o di un ciclo scolastico: tolta di mezzo la bacheca con i voti e i promossi e i bocciati, come si comporteranno i ragazzi? Si comporteranno come agiscono adesso. Si ha un bel tentare di togliere qualsiasi meritocrazia e qualsiasi confronto e qualsiasi graduatoria: la realtà dice che gli alunni non sono né tutti sommi, né tutti infimi. Vale anche qualche aspetto di competizione per formare una personalità: perfino se l’esito del confronto impone un po’ di umiltà. Ma un falegname bravo e contento, alla fine, vale quanto e più di un professore universitario rognoso e vendicativo. 

        Forse il Garante un risultato lo raggiunge, magari a sua insaputa: toglie la voglia di mortificare gli alunni a certi docenti frustrati – pochissimi per fortuna – che sfogano le loro rabbie in classe dove gli alunni non possono difendersi.

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