Sembra che i cattolici italiani si siano messi, di recente, in agitazione anche sugli spalti della storia. Tra agosto e ottobre hanno dato vita a numerosi incontri di carattere spirituale, culturale, sociale e politico. Meeting di Comunione e Liberazione (Rimini, 22-28 agosto); pellegrinaggio dell’Azione Cattolica (Loreto, 1-5 settembre); incontro Religioni e culture guidato dalla comunità di S. Egidio e dall’arcidiocesi ambrosiana (Milano, 5-7 settembre); convegni di studio delle ACLI (Orvieto) e de Il Regno (Camaldoli); giornate dell’interdipendenza organizzate dei Focolarini (Roma, 11-12 settembre). 

  1. Forse si sta dando eccessiva rilevanza alle adunate ecclesiali, forse non tutte esondanti devozione, santità e apostolato. Non che si tratti di espressioni inutili. Certo è che tali raduni a legioni incidono momentaneamente sulla vita e più in chiave emotiva che in chiave di autentica conversione.  Simili ondate di folla sono diventate frequenti nella Chiesa, e quasi usuali. Rischiano di perdere il loro autentico significato. Comunque, non bastano a formare dei cristiani. Soprattutto in epoche difficili per contrasti o per sopori. 
  1. Da riscoprire è il motivo più profondo che unisce i credenti: soprattutto quelli che aderiscono alle manifestazioni un poco anche folcloristiche. Qui si arriverebbe forse alla vera e propria scoperta  di Cristo morto e risorto che vive tra noi per dar senso alla nostra esistenza e all’azione missionaria e sociale. Qui si arriverebbe ad avvertire in modo vigoroso l’esigenza di una riflessione che colleghi la fede e la storia: la storia personale e la storia della nazione e del mondo. Qui si intuirebbe in modo prepotente la necessità di elaborare una cultura che dialoghi con i filoni di pensiero prevalenti ed emetta progetti di rinnovamento della società. 
  1. Già nell’appartenenza alla Chiesa occorrerà nutrire la capacità di sostenere un qualche pluralismo nelle convinzioni opinabili. I programmi politici, poi, richiederanno ai cristiani ancor più viva accettazione reciproca. Purché non si prestino a operare contro il bene comune e magari a favorire leggi e istituzioni che ledono i diritti fondamentali della persona e della convivenza civile.

Scegliendo anche il minor male, entro certi limiti. Pronti anche a passare in minoranza nella democrazia, se un disegno di società si rivela perdente, pur essendo profetico e fattibile.

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