La vicenda è nota e stranota. Il 17 ottobre il liceo più chic di Milano, il Parini, era stato allagato da quattro studenti i quali volevano bloccare le attività dell’Istituto per paura di doversi misurare con un compito scritto di greco durante un’ora di lezione. I danni non sono stati lievi: 330.000 euro, il che equivale press’a poco a seicento milioni delle vecchie lire: qualcosa come centocinquanta milioni per ciascuno degli eroi delle toilettes.
Si poteva sperare che la vicenda fosse presto conclusa. Macché. Sulla punizione si sono divisi anche i sessantacinque professori. Per alcuni – precisamente ventidue – pare non bastino quindici giorni di sospensione dalle lezioni. Costoro hanno scritto al Ministro dell’Istruzione chiedendole di chiarire l’interpretazione dello Statuto degli studenti e delle studentesse. In gioco è una interpretazione autentica dell’articolo 4 (commi 7 e 8 della voce Disciplina). Povera Moratti. Tra non molto la vedremo, attrezzi in mano, intenta alla pulizia del liceo classico che sembra ribellarsi alla lingua greca.
Fuori scherzo. Una docente di storia e filosofia afferma che il testo dello statuto è di difficile interpretazione. Chiediamo al Ministro di chiarire se, in presenza di reato, la scuola possa decidere che sia meglio per gli studenti implicati un allontanamento per tutto l’anno. Questi professori, dunque, vorrebbero sospendere i quattro ragazzi in modo che possano completare gli studi, almeno per quest’anno, in un’altra scuola. Una simile scelta sarebbe fondata su ragioni di equità e su ragioni più pedagogiche.
Non è agevole risolvere un problema così complicato. Non è agevole perché lo Statuto delle studentesse e degli studenti che il Ministro Berlinguer ha emanato nel 1998 non prevedeva danni di tale gravità. E invece. Erano in molti a obiettare al Ministro di allora l’inclinazione a parteggiare per gli studenti a costo di trovarsi di fronte a sorprese. Ma il giovanilismo doveva prevalere: se no, a chi si sarebbero rivolti con il voto gli studenti del liceo classico Parini, futuri dirigenti del paese? Quindici giorni di sospensione sembrano davvero pochi. Lo Statuto afferma che “il temporaneo allontanamento dello studente dalla comunità scolastica può essere disposto solo in caso di gravi e reiterate infrazioni disciplinari, per periodi non superiori ai 15 giorni”. Anche se dovessero far saltare in aria lo stabile? Si ammetta: la legge scolastica è giunta a tali minuzie da trovarsi in imbarazzo di fronte alla realtà. Ma è davvero il caso di ricorrere al Ministro, facendo cadere sul Ministro stesso il rancore suscitato da una misura punitiva? E poi – o prima -: sia chiaro che quei centocinquanta milioni di vecchie lire per ciascuno dei quattro studenti devono essere pagati: se no, i cittadini non solo sovvenzionano la scuola pubblica, ma anche le mascalzonate che vi si attuano.
Una curiosità: i nostri quattro eroi non hanno sentito il dovere di fissarsi ciascuno per se stesso la punizione congrua? Quale esempio di dignità si è persa l’occasione di compiere.