Già altre volte nella storia uomini scettici e atei si sono messi a deridere i credenti davanti a tragedie anche minori di quella che colpito in questi giorni il Sud est asiatico. E la tentazione viene di rivolgere l’attenzione ad altro, di sostenere che Dio non c’entra con queste faccende lugubri, che queste disgrazie vanno depennate dall’elenco dei fatti che la storia ci riserva .Verrebbe una gran voglia di ritrarsi in un angolo per non essere investiti nella propria fede dagli interrogativi che incalzano: perché questi immani disastri? perché tanta gente spazzata via in un attimo e gettata, gettata dove? perché non escludere almeno i bambini innocenti, le piccole esistenze piene di speranza troncate in modo drammatico?
Non vale esimersi dal rispondere a domande che trafiggono la mente ed il cuore, perché si vuole a tutti i costi difendere un Dio che sembra distratto o drammaticamente protervo. Ma tocca a noi difendere Dio?
- Non basta - theilardianamente – asserire che l’evoluzione del mondo verso un punto- che per altro ignoriamo- ha bisogno di sommovimenti tragici che fanno scempio di vite incolpevoli . Esiste questo evolversi della natura ? E sul conto di chi scriviamo questo scempio di esistenze umane?
- Le nostre borie di uomini evoluti e tecnologici. Sembra che il mondo l’abbiamo costruito noi come in un gioco di meccano o con strumenti di alta precisione scientifica e di inimmaginabile capacità tecnica. Sembra che siamo passati dalla contemplazione alla manipolazione. Sembra che il cielo stellato non ci dica più l’immensità di Dio e i figli di Abramo, ma ci inviti a vedere quali punti luminosi vi abbiamo collocato noi. Sembra d’ aver dato una spallata all’Onnipotente Creatore e Ordinatore e Motore dell’universo, e ci siamo messi noi sul suo piedestallo a goderci la claque che ci fa non si sa chi. E poi, ci si diverte a portare la gente su onde altissime e a schiantarla contro alberi e case oltre la spiaggia ? Non dobbiamo, invece, riassumere lo sguardo della contemplazione anche quando noi credenti non vorremmo farci trovare e ciò che vediamo ci attanaglia il cuore e ci toglie il respiro? Forse dobbiamo scendere qualche gradino dalla nostra illusoria capacità di dominare la natura.
- La fede ci assicura che ogni disgrazia deriva da una Grazia rifiutata. Non certo in chiave individualistica: a ogni peccato corrisponderebbe la minaccia di un cataclisma o almeno di una sofferenza . Si può vivere nella spensieratezza più anarchica e gaudente, e prendere atto che i flagelli di Dio colpiscono altri che magari si sforzano di vivere nell’innocenza : si sforzano.
E tuttavia fatichiamo a disgiungere o a opporre un mondo irriflessivo e sconclusionato, un mondo dove la colpa non vien più nemmeno chiamata con il proprio nome, da una parte , e , dall’altra, la cronaca di un sovvertimento che ingoia e risputa migliaia di morti. - Il credente più degli altri si sente smarrito di fronte a questi fatti che indurrebbero a pensare a un Dio capriccioso e vendicativo. Ignora lui pure perché il Dio misericordioso agisca in modo tanto strano che ci lega a una sorta di assurdo e ci fa intuire il significato della croce. Alla fine, il problema del dolore non va risolto con una formula filosofica . Non è nemmeno un problema, ma un dato di fatto che non rientra nelle nostre categorie mentali e non è sopportabile dal nostro cuore angosciato. Ogni male, che è mistero, va ricondotto a un altro mistero che è il Signore Gesù morente sulla croce . E Maria è l‘icona del dolore accolto e ringraziato perfino.
Dopo di che, la preghiera placa l’animo in subbuglio e spinge all’aiuto ai fratelli.
Enigma che ci fa sanguinare l’animo. Atto di fede che si presenta quasi come una sfida al buon senso e all’elenco dei diritti umani. Esercizio arduo in modo quasi inarrivabile, questo esporci allo sguardo buono e al potente braccio di Dio. Ma serve il sarcasmo di chi si mette a scrivere il “Candide”, o di chi finge che nulla sia capitato? La fede ha i suoi momenti di prova. Questo è uno.
Si può continuare a credere dopo tragedie come quella che viviamo in questi giorni? Ma si può non credere in Dio dopo tragedie come quella che viviamo in questi giorni?