Ci si potrebbe illudere che il caso del crocifisso de L’Aquila sia pressoché concluso: sia come vicenda giudiziaria, sia come cifra di un confronto tra islam, cattolicesimo e laicità. Ma non è così. Penso che la vicenda rimanga quasi tutta da giocare.

Intanto, v’è da credere che tutte le professioni di moderatismo espresse in questi giorni da personalità musulmane, di là dalle intenzioni, non siano da accogliere come motivi di tranquillità. Pur lasciando da parte fenomeni come il terrorismo vero e proprio, che procederà, probabilmente, per conto proprio, è tutto da dimostrare che l’islam abbia rivisto le proprie tendenze quanto meno poco tolleranti per il futuro a motivo di una presunta sconfitta subìta nella vicenda del crocifisso nelle aule della scuola statale.

I cattolici non si illudano più di tanto. Il problema della presenza dei simboli anche lontanamente religiosi nei luoghi pubblici in Italia può aver concesso l’impressione di una battaglia vinta. Non è così e ancor meno sarà così. Anche perché l’imposizione di questa qualifica religiosa letta in chiave laica svuota come dall’interno l’originalità di un simbolo che per i credenti è origine di verità divine e di salvezza soprannaturale dell’uomo. Il crocifisso non può, per chi crede, essere ridotto a un segno unicamente umano. E’ anche questo, sia chiaro; ma fosse soltanto questo, non saprebbero, alla lunga, che farsene.

I laici si sono schierati spesso più dei cattolici in difesa della croce nelle aule. Ciò dovrebbe renderli pensosi: perché questo segno e non altri? e Gesù morente e risorto non ha altro da dire se non l’anima di una nazione e di una civiltà?

I problemi più impegnativi arriveranno con la ulteriore diffusione dei musulmani in Italia. Saranno ancora remissivi, quando si scopriranno almeno minoranza significativa? e non si imporrà in termini nuovi l’attuazione di una scuola religiosa appaiata a una scuola laica? Non si dia nulla per risolto. Scelte politiche operate senza soverchia oculatezza non si arrestano né si cancellano a piacere.