Ieri l’altro l’Osservatore Romano ha richiamato a una certa mancanza di delicatezza della informazione che insiste nel nominare per conto proprio il successore di Giovanni Paolo II. Mancanza di delicatezza è un eufemismo che non esprime una qualche volgarità e perfino una disinvoltura che rasenta il macabro. E’ lo scatenarsi di fantasie che vogliono apparire come giustificate da sforzi seriosi che uniscono e interpretano quelle che si assicurano essere le ragioni contenute già nel Concistoro attuale. Spesso è semplicemente il giocare d’azzardo, tanto per attirare l’attenzione su un problema che interessa molti non solo tra i fedeli.
Non posso che essere d’accordo con l’organo di comunicazione del Vaticano. Per almeno tre motivi.
- I fedeli sanno che, quando i cardinali si radunano per il conclave, lo Spirito Santo li guida con la sua soave, invisibile e vigorosa azione. Coloro che hanno il dono di un minimo di fede sanno che non corrispondono pienamente alla realtà tutte le mire, le ambizioni e i giochi di potere che si pensa di attribuire ai grandi elettori. Accanto a qualche vago desiderio, oggi, sembra di dover annotare che, se uno punta a diventar papa, ha bisogno di una accurata visita psicologica, se non proprio psichiatrica. Sono passati i tempi del papato come onore e come grandezza politica.
- Anche da un punto di vista semplicemente umano, non si fatica ad accorgersi che molti esercizi di previsione sono del tutto casuali. Non è agevole interpretare gli orientamenti di più di centotrenta uomini che giungono da regioni disparatissime e da chiese diversissime. Del resto – a parte papa Montini -, si è visto quanto si sono avverate le divinazioni della informazione soprattutto italiana. Chi prevedeva l’elezione di Giovanni XXIII, di Giovanni Paolo I e di Giovanni Paolo II? Tanto vale attendere, senza troppo strologare.
- Di nuovo da un punto di vista umano, molti degli stessi giornalisti sanno benissimo che una sorta di gioco al toto-papa è, appunto, un gioco: un gioco che magari stimola la curiosità dei fruitori dell’informazione. I quali, tuttavia, sanno abbastanza distinguere tra fatti avvenuti ed eventi futuri. E si stancano.
Credo che, per rispetto alla realtà grandiosa – e misteriosa – della Chiesa, sia meglio un silenzio pensoso. Magari orante. Intanto aiutiamo il papa che c’è, senza troppo contristarlo.