Nei giorni scorsi, sotto l'urto della cronaca che rendeva noti con qualche fracasso sbarchi di extracomunitari clandestini alle caste italiane, si sono moltiplicati commenti spesso concitali, pii: unilaterali comunque.

       Mi si permetta una semplificazione anche eccessiva: quando se ne è consapevoli, può essere utile capire la realtà. C'era chi liquidava la faccenda come un fastidio, suggerendo di riaccompagnare i profughi ai porti di partenza, magari scortandoli con navi da guerra. (Si è attribuito all'uno o all'altro anche l'invito a usare i cannoni come in una battaglia navale di corsari contro velieri da predare. Chissà poi se la frase è stata pronunciata e senza un briciolo di umanità). Di contro, si schieravano coloro che esortavano all'accoglienza e alla solidarietà, quasi chiamando e invocando poveracci stranieri che venissero presso di noi: quanti volessero, come e dove volessero - tutti, di più -, poiché eravamo pronti con le braccia aperte a riceverli: un lavoro per ciascuno, una casa ospitale e magari quel contorno di aggeggi confortevoli che sono presentati in ogni spot pubblicitario, dal mobilio alle tende per le finestre, dalle bevande dissetanti ai telefoni cellulari più raffinati. Esagero, ma non troppo: forse, almeno in forma implicita, qualche sollecitazione traspariva: alludendo, lasciando intuire, flautando la voce per muovere gli affetti del cuore. I cattolici - alcuni cattolici - si sono spesso mossi in questa direzione, non risparmiandosi quasi mai un devoto richiamo alla provvidenza: macché bilanci, macché scontri di culture, macché identità nazionale: ci penserà il Signore. Già, ma intanto dove li mettiamo questi disperati?

       Non occorre una immane competenza geopolitica per capire che l'Italia è il Paese europeo più esposto a queste invasioni (come chiamarle diversamente?) soprattutto via mare. Rimane vero che, sbarcati sulle nostre rive, questi stregati da una speranza spesso disilludente passano poi ad altri Stati. Ma il problema in parte rimane: togliamo le dogane? Buttiamo i passaporti come carta straccia? E il diritto di spostamento, di cittadinanza e di una vita migliore vale in modo indiscriminato per gli abitanti dell'orbe terracqueo in tutte le nazioni?

       Per rendersi conto che la soluzione del fatto anomalo va cercata almeno a livello europeo. Ammesso che si riesca a identificare i punti di partenza delle carrette del mare per riaccompagnarvi gli esuli. E ammesso che questi non siano in eccedenza rispetto a quanti ne possano ospitare l'Italia e gli altri Paesi europei. E ammesso che gli approdati non includano malavitosi che fuggono dalle loro terre a motivo di conti da saldare con la giustizia e di pene da scontare.

       E' come un'antifona: poveracci, disperati, disgraziati, abbandonati e cosi via. Chiaro che si debba dar loro da riposare e da rifocillarsi nel momento dello sbarco e dell'urgenza susseguente. Quanto al considerarli subito e a pieno titolo cittadini, occorre che l'Unione Europea intervenga nel suo insieme. E forse non basta. Anzi, coloro che sono inclini a emozioni edificanti dovrebbero misurare le parole: chi è riuscito a scappare dalla miseria può spesso essere visto come un fortunato, se lo si paragona a coloro che non sono potuti salire sul barcone per mancanza dei soldi del pedaggio o altro. E allora, organizziamo - a maggior ragione - spostamenti biblici verso la nostra terra che apparirebbe come la Terra Promessa? Tutti i veri poveracci, i più disperati eccetera arrivino pure. A torme. A popoli. A moltitudini immisurabili.

       Si scopre così che la stessa Unione Europea deve accordarsi con i Paesi di origine degli extracomunitari irregolari che tentano di venire fra noi. Quali Paesi siano del resto, occorrerà precisare, per potervi riconsegnare i fuggitivi. E li riaccetteranno? La prospettiva si allarga. Si tolgano pure embarghi inutili o gravemente nocivi. Ma se l'abbandono della terra di origine fosse programmato come una liberazione di cui usufruire e un castigo da infliggere? Non vi è proprio nessuno che ricordi una minaccia fatta balenare tempo fa da un dittatore di unq nazione del Nord Africa? Diceva che se non si raggiungevano certi risultati economici e politici, una misura di punizione sarebbe stata l'incitamento lanciato a milioni di poveracci, di disperati - appunto - perché occupassero l'Italia e il resto dell'Europa. Immigrati irregolari come anni improprie o quasi? Dopo di che, sangue freddo, ospitalità e intransigenza nell'applicare le leggi. Non meno intransigenza perché praticato con umanità.

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