Ci siamo assunta la nostra robusta dose di sindacalismo imperante. Forse è utile qualche riflessione, seppur postuma. Anzi un cenno di valutazione etica su quanto è avvenuto nello sciopero generale: una rnanifestazione ricomparsa dopo vent'anni. Vorrei essere più chiaro: mi vado interrogando se hanno - abbiamo  agito bene le guide della Chiesa italiana - noi vescovi italiani -, spesso tanto loquaci circa questioni anche di minimo rilievo, mantenendo un silenzio assoluto di fronte a un'astensione globale dal lavoro come quella appena sperimentata. Non sono nato ieri. Non chiedo che la gerarchia ecclesiale pronunci una approvazione assoluta o una condanna inappellabile. Simili prese di posizione servono spesso soltanto a inasprire gli animi. No. Penso piuttosto a qualche spunto morale in vista della formazione di un giudizio equo nell'intimo della coscienza di fedeli e di cittadini che sono attenti all'aspetto morale del discorso. Così, per problematizzare qualche certezza che sembra di troppo.
       Per esempio. E giusto che degli operai o degli impiegati addetti al servizio pubblico - nelle ferrovie, nelle poste, nelle torri di controllo, nelle scuole, eccetera - usino gli strumenti che hanno a disposizione, e che sono di tutti, per bloccare l'attività anche di coloro che vorrebbero lavorare?
       Per esempio ancora. Stante la liceità dello sciopero in linea di principio, sembra del tutto congruo commisurare i danni che si provocano con i vantaggi che si vogliono raggiungere. Ne risulta una proporzione accettabile nella vicenda di ieri?
       Per esempio di nuovo. È eticamente ammissibile che uno sciopero generale venga proclamato e attuato per motivi politici? Pare di sì, quando ci si trova di fronte a situazioni dove siano violati o siano in serio pericolo diritti fondamentali della persona. Ma si è al caso? Non si apre la possibilità di prestarsi al gioco di forze sindacali che scendano in campo per ridare compattezza a ranghi scompaginati di partiti? O addirittura per evidenziare e per imporre la figura di un sindacalista come leader di un'area politica? E uno sciopero di tale tipo non rischia di accendere in una nazione qualcosa che assomigli alla vecchia lotta di classe? Non può apparire come un illusorio referendum? E tanto chiasso per le strade e nelle piazze non corre il pericolo di far dimenticare o di sostituire le elezioni che trovano la loro espressione centrale nel Parlamento con la maggioranza che governa e la minoranza che muove l'opposizione? Non sembra inutile l'articolo 40 della Costituzione: «Il diritto di sciopero si esercita nell'ambito delle leggi che regolano», un articolo largamente non attuato a tutt'oggi.
       E giungo al nocciolo del problema. Lo sciopero include anche la riforma della sanità, della scuola, della magistratura, dell'immigrazione, il conflitto di interessi e così via; in campo socioeconomico poi include anche la revisione dell'arbitrato e la proposta di taglio dei contributi previdenziali per i nuovi operai assunti. E tuttavia, il titolo - quasi esclusivo - che vuole spiegare l'agitazione di ieri è l'intoccabilità dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori spiegato a un di presso così: tale articolo tutela gli operai; ogni sua pur minima revisione segna un passo verso la possibilità di licenziare a capriccio.
       Ciò non corrisponde al vero. Non si richiede la «giusta causa» per il licenziamento soltanto quando si passa dal «lavoro nero» a quello regolare; da quando si passa dal contratto a scadenza fissa a quello senza termine; quando un'azienda, nel Meridione, vuol superare i 15 addetti. E allora in che cosa sono penalizzati gli operai più tutelati? ma gli scioperanti sapevano dell'imbroglio, o semplificavano maledettamente e rumorosamente, pur di esibire qualche giustificazione all'iniziativa di protesta?
       Torno a bomba. Mi chiedo se non era dovere di noi guida della Chiesa italiana mettere la gente sull'avviso prima che questa si desse all'agitazione. Il non dir bugie non vale anche per i sindacati? Forse noi vescovi abbiamo lasciato passare un'occasione per mettere pace e creare lavoro nella società. A costo di incontrare magari qualche incomprensione. O siamo prevedibili come uno schema ideologico? Bastava suscitare qualche dubbio perché ci si documentasse meglio circa le ragioni dello sciopero.

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