Ma che bravo il Card. Ruini. Alla riunione del Consiglio di presidenza della Conferenza episcopale italiana in atto in questi giorni a Roma, il vicario, del Papa per la diocesi di Roma e presidente dei vescovi italiani, come di consueto, ha letto a 360 gradi la situazione italiana e ne ha dato una valutazione che forse non è tutta da trascurare.
Per esempio. Parlando della fede dei cattolici italiani - anche di quelli rimasti nella Chiesa -, ha sottolineato il pericolo dello «svilimento» delle differenze tra le religioni. Precisando che questo fenomeno è in contraddizione con lo «spirito di Assisi». Le diversità tra le grandi religioni del mondo e la «rivendicazione di verità di ciascuna di esse» vanno rispettate e accolte «nel quadro di una autentica libertà religiosa». Mi si lasci commentare. Fa bene questo spiegare alla gente normale un gesto che la Chiesa intera ha compiuto: un gesto che l'uomo della strada ha, invece, compreso esattamente come quasi una parificazione o una omologazione tra le diverse forme di fede o di culto: in nome di un «dialogo» spesso non meglio precisato. Non dubito che i teologi abbiano inteso con esattezza il tutto. Ma le persone che lavorano otto ore al giorno e tirano avanti una famiglia hanno anche il diritto di capire un po' all'ingrosso che cosa potesse significare il Papa unito con ortodossi, protestanti, ebrei, musulmani, animisti ecc. ad Assisi. Una gioconda confusione. Grazie, Eminenza.
Altro punto evidenziato da Ruini: il cedimento dello spirito missionario nella Chiesa italiana. Il Presidente della Cei qualifica come «tradimento» una certa dimissione dei credenti e delle comunità cristiane di fronte al dovere di testimoniare il Vangelo ai lontani. Così le parrocchie, come altre aggregazioni ecclesiali, «degenerano in circoli chiusi». Commento. Già, se ci si mette tutto l'impegno a lasciar intuire che una religione vale l'altra, perché mai stupirsi che i cattolici - almeno quelli «semplici» - finiscano per concludere che non bisogna disturbare gli «altri» che pure possono salvarsi e magari si salvano di fatto come, e forse meglio che, i membri della Chiesa cattolica? So bene, la situazione esatta non si pone in questi termini. Volontà che Dio ha di salvare tutti attraverso Cristo. Responsabilità dei cattolici di giocare le loro forze per la conversione alla religione vera attraverso la quale misteriosamente si attua la salvezza anche di coloro che ne sono estranei. Ma, santo cielo: non si pretenda una formazione dottrinale raffinata in chi ha qualcos'altro da fare di là dall'esercitarsi in una teologia scaltrita. Senza integralismi, senza fondamentalismi: non si abbia paura. Grazie, Eminenza.
Un terzo rilievo. Il Card. Ruini parla di offensiva di una qualche secolarizzazione e di un fenomeno di allentamento di voglia di rendersi presenti nella società da parte dei cattolici italiani. Il Presidente della Cei afferma che in più di un credente e in più di una comunità cristiana si scorge uno spirito «dimesso e rinunciatario» circa lo sforzo di qualche presenza e di qualche efficacia della religione nella vita civile. Commento. Ho l'impressione che ornai siamo oltre la secolarizzazione: ci avviamo verso un neopaganesimo con i suoi bravi miti e i suoi bravi riti. Però è da condividere eccome il rimprovero mosso allo «spirito dimesso e rinunciatario» di fronte a una scristianizzazione sempre più evidente. Grazie, Eminenza.
Passo dal sacro al profano: ai sindacati e soprattutto a Cofferati. Sostiene il Card. Ruini: «Di là dalle polemiche contingenti, ciò che sembra più necessario per assecondare e promuovere lo sviluppo economico e per farlo ritornare a beneficio di tutto il Paese, in particolare delle aree geografiche e dei ceti sociali meno favoriti, è una visione complessiva, che da una parte non isoli e non assolutizzi qualche singolo problema, normativo o retributivo, dall'altra eviti di cedere all'illusione che, in un mondo sempre più interdipendente e in rapida evoluzione, gli assetti ereditati dal passato possano in Italia essere conservati sostanzialmente inalterati, senza penalizzare l'intero Paese e in particolare proprio le categorie che più si vorrebbero difendere, oltre che i giovani che si affacciano sul mondo del lavoro». Tento di tradurre per il popolo, nel quale mi metto. Posso sbagliare, ma ho l'impressione che qui si parli dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Allora, però, occorrerebbe smontare l'equazione: revisione dell'articolo 18 uguale a libertà di licenziare chiunque, come una certa propaganda menzognera sta facendo credere agli italiani. Suggerisco alle forze politiche di spiegare il problema, prima di sloganizzare una posizione che è politica prima che sindacale. Guarda un po' dove va a finire la sinistra. A favore dei lavoratori, dei disoccupati e dei pensionati. Comunque, grazie Eminenza. E adesso, caro don Camillo, aspettati la tua bella dose di critiche. Tocca a te. Ciao.