Per esempio. Quando un rubicondo pretonzolo arriva trafelato in bicicletta e cava d'impaccio una signora che non sa come far risultare la maionese. Ed ecco che l'eroe dello spot cava il tubetto di una marca di maionese particolare. Il pretonzolo sì che se ne intende. Mica è rubicondo a caso. Sottinteso: sotto il campanile si consumano prelibatezze trimalcioniche. E magari si scopre che quel parroco non riesce nemmeno a pagarsi uno straccio di domestica a ore. Compra il cibo precotto e trangugia uova sode e carne in scatola. Per esempio. Un monsignore è a tavola e ha accanto un ragazzino cui si legge in faccia la fame. Il prelato abbozza un predicozzo sull'amore ai poveri e intanto arrotola con la forchetta una solenne fetta di una precisa marca di prosciutto che ingoia spalancando la bocca come una caverna. Messaggio: ottimo il prosciutto propagandato. Lo raccomanda un intenditore. Ce ne può essere uno più documentato e abile di un monsignore? Certi cattolici non scherzano anche quando si autopresentano. Per esempio. Si vuoi reclamizzare un quotidiano che si assicura non viene comprato perché di area cattolica e dunque giudicato bigotto, e si prova vergogna a spalancarlo in pubblico o anche soltanto a lasciarne uscire la testata dalla tasca della giacca. Si intende dimostrare che, invece, è un organo di informazione e di cultura disinibito, smagato, perfino sbarazzino. Che si fa? Si piazza su una panchina della stazione ferroviaria un tocco di ragazza così, le si fanno sedere accanto due frati con saio e cocolla, i quali, alla domanda della ragazza se sono carmelitani scalzi, rispondono sollevando la gonna fin sopra il ginocchio, lasciando vedere che hanno calze e scarpe, ma non si capisce che cosa altro indossino. Comprate il giornale: non temete il tanfo della muffa sugli armadi antichi di sacrestia. Roba all'ultimo grido.

       Per esempio. Si vuoi rilanciare un settimanale cristiano: non si pensi - guai - che sia tutto casa e Chiesa. Macché. E magari i lettori domandano proprio un poco di casa e un poco di Chiesa, perché hanno piena l'anima di politica a spanne, di pettegolezzi circa la vita privata di attori e di dive, di modelli disinvolti di abiti esibiti in sfilate di moda con ragazze che ancheggiano solenni e ammiccanti: tali e quali S. Agnese e la Goretti.

       Per esempio. Si prendono suore che ballano per far luccicare un nuovo telefono cellulare. E magari non si ha nulla da reclamizzare. Ci si mette tra ballerine discinte, un prete, un frate, una religiosa, e danzano: come orsi bruni goffi per via dell'età e dei reumatismi, ma danzano. Per mostrare che si è religiosi autentici quando si riescono a scimmiottare adolescenti acerbe. Qui non è la macchina massmediale che utilizza i cattolici; sono i cattolici stessi che si buttano senza rete a far da esempi: da idealtipi, per dirla alla Weber. E magari la gente e perfino intellettuali un po' discosti vorrebbero qualcuno che parlasse loro di Dio: hanno voglia di piangere. Mi torna alla mente il frate che si è presentato al Festival di San Remo scontandosi qualche anno di età. Poi c'è l'uso strumentale non solo del personale della Chiesa, ma addirittura del cristianesimo.

       Per esempio. I Francescani - mi pare - in coro per la salmodia; uno di loro dà un colpo di tosse; il superiore distribuisce un cucchiaino di sciroppo per ciascuno imitando alla perfezione il rito della comunione eucaristica. E le croci madornali di metalli pregiati e di pietre preziose sul petto di signore bene: non si sa se per mostrare la redenzione o per attirare l'attenzione sull'abbondante Calvario che la regge. E - fresca fresca - l'utilizzo della corona del Rosario come laccio per fermare i sandali di signorine svampite.

       Domande. Si è di fronte a trovate intelligenti? I fedeli possono dichiararsi felici di essere scherniti in ciò che di più caro possiedono? Occorre uno straordinario eroismo, oggi, per mettere alla berlina i cattolici. Quando poi questi vi ci si mettono per parte loro, sorrida chi può.

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