Sono passati quarant'anni (11 ottobre 1962) dall'apertura del Concilio Vaticano II. Nell'occasione la grande informazione ha dato la stura agli interventi commemorativi. Fiato alle trombe. Concilio, inizio di una nuova Chiesa. Concilio, apertura al mondo contemporaneo. Concilio, avvio di dialogo con gli atei, con le religioni non cristiane, con le comunità non cattoliche eccetera. Aria fritta. Le solite frasi fatte. E l'auspicio di un prossimo Vaticano III a breve termine, dietro l'angolo. Due o tre osservazioni.

  1. Bisognerebbe interrogarsi anche sugli esiti del Concilio Vaticano II. Vi sono state conversioni? Si sono stagliate figure di santi? Le vocazioni sacerdotali e religiose si sono moltiplicate a dismisura? Si è registrato un nuovo entusiasmo per le missioni? Si tratta di interrogativi forse non del tutto incongrui. Dopo il Concilio di Trento (1545) è cresciuto un nugolo di santi non insignificanti: Ignazio di Loyola, Carlo Borromeo, Filippo Neri e via enumerando. Così come dopo il Concilio Vaticano I (1870): san Giovanni Bosco, il Cottolengo, il Cafasso eccetera per stare solo a Torino. Si dirà che, però, adesso c'è Padre Pio e Madre Teresa di Calcutta. Ma va'. Questi sono santi che non sono stati nemmeno sfiorati dal Vaticano II. Si obietterà che è troppo presto per vedere dei santi postconciliari. Ma la storia non si è accelerata? E le missioni? Degli eroi solitari e abbastanza equivocati, presi come sono, spesso, per volontari della Croce Rossa o qualcosa di simile. Le conversioni? Un ricordo e qualche rara eccezione. Per non evocare il problema delle vocazioni. Suore che vengono dall'India o dall'Africa.Preti che arrivano dalla Polonia. Seminari quasi vuoti. Conventi dismessi e svenduti.
    D'accordo: la situazione di una Chiesa prostrata quale la troviamo ora, non è conseguenza dell'ultimo Concilio. Proprio no. Che, invece, ha purificato la Chiesa da incrostazioni non molto nobili. Condivido pienamente. Forse, però, è giunto il momento di passare dalla fase di abbattimento alla fase di costruzione. Senza nostalgie. Senza illusioni. C'è qualcosa da correggere? Almeno qualche accentuazione e qualche sottolineatura non del tutto felice?
  2. Intanto, il Concilio Vaticano Il - quello già celebrato -, che è stato un avvenimento davvero straordinario, andrebbe fatto conoscere con cura: andrebbe letto, almeno. Ha emesso sedici documenti tra cui quattro Costituzioni, con una prolissità non indifferente. Un volume alto così, dove si parla quasi di tutto: dall'economia alla cultura, ai massmedia, alla famiglia, alla pace, al tempo libero, alla scuola e così via. Si impone un lavoro di sintesi per cogliere ciò che, di questo accadimento storico, risulta singolarmente valido nella vita della Chiesa e dentro il mondo. Approfondimento del concetto di rivelazione, di Chiesa, di liturgia. Sacramentalità dell'episcopato con la natura e la funzione del collegio dei vescovi incaricati dell'intera Chiesa nel mondo, avendo il Papa come fratello e guida. Laicità dello Stato. Libertà religiosa con il dovere morale della ricerca della verità. Stima delle strutture religiose anche estranee al cattolicesimo con valori da completare ed errori da correggere. Impegno per la giustizia Significato cristiano del lavoro. Si potrebbe continuare. Senza sognare che il cristianesimo autentico sia nato quarant'anni fa.
  3. Vedo che si vanno moltiplicando i vescovi che chiedono un prossimo Vaticano III. Trentaquattro, pressoché tutti brasiliani ed emeriti. Non sto a ripetermi. Cominciamo a praticare - e a leggere - i propositi che abbiamo alle spalle e su cui dovremmo giocare la vita. Si fa in fretta e moltiplicare documenti per gli archivi. Servono uomini e donne con la più viva passione per Cristo da comunicare a tutti: uomini e donne per gli altari e per gli altri. Sommessamente vorrei insinuare un dubbio agli impazienti desiderosi di un nuovo Concilio. Attenzione: invece di più vaste aperture - ma che cosa significano di preciso? -, può essere che la gente cristiana più seria e i vescovi più lucidi, avveduti e sgobboni, chiedano posizioni più precise, proposte più solide, identità più chiare, enunciazioni dottrinali meno stemperate e così via. Non ci si senta subito in diritto di ribattere che così si tornerebbe indietro. Indietro rispetto a che cosa? Chissà: forse non solo i cattolici più semplici invocano meno confusione, ma anche i cristiani non cattolici e i membri delle grandi religioni del mondo e i non credenti. In vista di un dialogo leale e proficuo, libero da ingombranti paludamenti. In vista di una evangelizzazione priva di eccessivi diplomatismi. Per sapere come si fa ad andare in paradiso: come ci sono andati i santi del passato. O hanno proprio sbagliato tutto? Per riuscire a peccare con impegno e con conoscenza di causa e a precipitare nell'inferno, se uno ne ha l'uzzolo.
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