La commissione di saggi incaricati di elaborare i programmi per la scuola dell'obbligo ha recentemente consegnato al ministro Moratti una bozza di discipline - «Indicazioni nazionali» - orientate a formare studenti che siano anche buoni cittadini. Tra queste materie compare, obbligatoria, anche l'educazione all'affettività che include l'informazione sessuale ma pure la trasmissione di valori umani inscindibilmente legati alla genitalità.
       Che dire? Ottime le intenzioni. Le nozioni circa il funzionamento - se così ci si può esprimere - del sesso sono collocate dentro il quadro di una pedagogia che vuole essere a suo modo globale e che prevede elementi di comportamento stradale, alimentare, civile, ambientale, sanitario eccetera. L'anatomia dell'apparato riproduttivo - è scritto così, ma forse è terminologia sorpassata -, il codice genetico, le malattie del sesso e a trasmissione sessuale, la contraccezione, la fecondazione artificiale, l'aborto, la biotecnologia e quant'altro deve tutto essere comunicato insieme ai fondamenti della Costituzione, all'obbligo del casco e all'inno di Mameli.
       Bene. C'è di più. L'osservazione scientifica dei cambiamenti somatici è accompagnata da nozioni psicologiche le quali aiutino gli studenti a capire e ad accettare le tappe della propria maturazione e le modalità di rispetto che devono avere verso gli altri. Ancora. Si insiste nel sottolineare che la sessualità genitale non è un assoluto, ma va interpretata come l'espressione di un atteggiamento interiore comunionale: come linguaggio che comunica un sentimento e forse anche un amore. (La parola amore non è detta, ma la si lascia intendere: probabilmente la si espliciterebbe, se non si avesse paura di critiche maligne).
       Per far intendere che la componente sessuale è un aspetto della persona, si chiede che l'informazione in questo campo non abbia spazi scolastici propri, ma si collochi dentro i diversi insegnamenti - anche matematica? - e duri i dodici anni della scuola dell'obbligo. A questo scopo saranno coinvolti, con i docenti, anche i genitori. Non si dice come, ma l'accenno alla responsabilità della famiglia - di quanto rimane della famiglia - viene dato. E si aggiunga la buona intenzione di chi vuole aiutare gli studenti a reagire di fronte a una sessualità selvaggia quale il sistema massmediale comunica in dosi industriali e al di fuori di ogni significato e di ogni valore autenticamente umani.
       Staremo a vedere che cosa sortirà di questo progetto. Un dubbio robusto sulla sua riuscita deriva dalla capacità che la scuola potrà mostrare al riguardo. La scuola che, pure quand'è statale, deve concepirsi e attuarsi come prosecuzione e aiuto delle famiglie. Ma i genitori non saranno tentati di delegare alla scuola impegni - e possibilità - che sono propri? Ci si può chiedere se in qualche caso studenti o/e genitori non abbiano il diritto di esonero. A meno che si tratti di scuole scelte per la loro impostazione culturale e morale, e non perché sono sotto casa, a portata di mano e costano poco.

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