Caro fratello vescovo Emmauel Milingo, la grande informazione da tempo parla assai di te. Anni addietro per le tue «messe di guarigione», durante le quali forse anche troppo spesso si diceva che venisse scacciato il demonio e che molti malati riacquistassero la salute. Io stesso ti avevo proibito di celebrare questi riti nella mia diocesi. E non me ne pento affatto. Mi sembrava venato un poco di fanatismo il fervore religioso con cui erano chieste e forse ottenute tante fughe di malanni. Circa gli esorcismi, poi, non nego l'esistenza del diavolo, si capisce, ma rimango del parere che non bisogna esagerare nel vederne la presenza e l'azione. Di più: sono convinto che i demoni che si lasciano trovare e scacciare con gli esorcismi sono i meno intelligenti; i più scaltri non si fan scovare e vincere con eccessiva facilità: operano e rimangono nell'ombra.
       Più di recente appari sulle prime pagine non in vesti prelatizie ma in smoking e papillon con a fianco una donna che assicura, e tu stesso confermavi, essere tua moglie. Non lo era. Non lo è almeno dal punto di vista della fede. E non potevi non saperlo. La tua scelta ti ha escluso dalla Chiesa. Scomunicato. Devi domandare perdono a questa donna e recuperarla alla sua dignità.
       Ignoro se ti sei reso conto dello sgomento, dello scherno e della compassione - scusami - che hai suscitato in molti, credenti e no. II cosiddetto matrimonio, poi, è stato celebrato in una aggregazione religiosa che non mi consta ammetta la divinità di Gesù Cristo. Dunque, consacrato vescovo dentro la Chiesa cattolica in nome del ignore morto e risorto; sposato dentro una setta - come si dice solitamente - in nome non si sa di chi. E infatti. Ultimamente apparivi in televisione con due anelli: uno episcopale all'anulare destro che richiamava il tuo essere di Cristo e sposo della Chiesa di Lusaka o della Chiesa comunque; un altro anello nuziale all'anulare sinistro che contraddiceva l'impegno solenne e definitivo che avevi assunto di appartenere soltanto al Signore con amore totale e con cuore indiviso.
       Adesso non so dove tu sia né mi interessa più di tanto. Solo mi auguro che abbia scelto liberamente di stare per qualche tempo (non troppo breve) lontano dal proscenio, e che rifletta e ti lasci nuovamente conquidere dalla bellezza fascinosa di essere conformato a Cristo maestro, sacerdote e guida per la consolazione e per il dono della verità e della grazia da consegnare a molti. Un compito faticoso ed esaltante. Potrai riprendere più avanti la tua missione con la freschezza degli inizi, se ti lasci amare dal Signore e gli rispondi con generosità e a lungo. Non aver fretta.
       Ancora. Pensa quante persone hanno avuto fiducia in te. Le hai sconcertate con le tue ultime mosse. Se hai voluto loro bene al meno un poco, ti si impone una vigorosa richiesta di scusa e una robusta riparazione (assumo un poco un tono predicatorio, ma sto scrivendo ciò che come rischio penso di me stesso: cadono anche i cedri del Libano). Gente che è stata liberata da qualche dolore. Gente che ha saputo curvare la testa davanti al Signore che permetteva tappe di prova. Gente che hai mondato dalla colpa e animato con una speranza sorprendente. Gente che non si è ribellata a Dio. Gente che si è riconciliata con il prossimo. Eccetera. Che facciamo, fratello vescovo, di questa folla di poveri: ce la caviamo dicendo che è stato tutto un gioco?
       Da ultimo la Chiesa. Che è mistero e corpo di Cristo nel suo segreto. La quale, tuttavia, non esalta sempre nel suo apparire, nel suo personale, nei suoi quadri direttivi. (Ne sappiamo qualcosa noi stessi vescovi, che pure ci confessiamo regolarmente e di frequente).
       Rimane la constatazione innegabile: non si sta a lungo senza qualcosa che assomigli a una Chiesa e che spesso delude assai più di quella contro cui muovevamo le nostre critiche e che magari abbiamo abbandonata. La Chiesa cattolica o il movimento religioso del reverendo Moon. I sacramenti o la cartomanzia o la lettura nella sfera di cristallo o l'interpretazione del destino scritto nelle stelle e così via. Vuoi mettere? E a 70 anni suonati la santità è forse meno impervia di una vita scapestrata. Tanto vale.
       Un suggerimento: ringrazia tanto, tanto, tanto il Papa che ti ha ricevuto e ascoltato e ti ha indicata la strada della revisione di vita. Questo vecchio che non si stanca di ispirare novità quasi inattese. E che segnala la speranza come un dovere morale e una dolce possibilità.
       Bacio il tuo anello, fratello vescovo. Quello giusto. Quello che dice il dono della tua esistenza a Dio e vale per l'eternità. Siamo in molti ad aspettarti.

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