Quale bella confusione sanno provocare i cattolici quando parlano di attualità e pretendono di applicare immediatisticamente - fondamentalisticamente - il Vangelo ai fatti di cronaca. Per esempio. Secondo alcuni supercredenti, in circostanze come quelle che stiamo vivendo dopo il terrorismo sferrato specialmente contro cittadini innocenti a New York e a Washington - per non parlare dei passeggeri che viaggiavano sugli aerei di linea -, si dovrebbe proporre soltanto il richiamo al perdono. Ogni accenno non si dice a una ritorsione, ma a un tentativo di bloccare per il futuro altre efferatezze, suonerebbe come non cristiano. Occorrerebbe limitarsi rigorosamente alle citazioni riguardanti il porgere l'altra guancia dopo essere stati percossi sulla prima, il cedere la tunica dopo essere stati derubati del mantello, il non opporsi, anzi l'amare il nemico e cose simili. Guai a chi si permette di tirare in ballo la «legittima difesa», che pure viene qualificata come possibile e talvolta doverosa dal catechismo della Chiesa cattolica (2263-2267). E si è pur detto che vi può essere chi legittimamente rinuncia a tale legittima difesa per rendere testimonianza della carità evangelica, purché, continua il catechismo, «ciò si faccia senza pregiudizio per i diritti e i doveri degli altri uomini e della società» (2306).
       Capisco benissimo che il rifarsi alla sola giustizia senza un riferimento alla misericordia può significare quasi una legittimazione dell'odio e della vendetta. Ma ci si renda conto che anche l'insistere unicamente sul perdono può segnare l'imposizione di una violenza e un sopruso. Intanto, il perdono non esime il colpevole dal pentimento e dalla riparazione del danno arrecato: anzi, il pentimento si orienta proprio a suscitare la riparazione; senza riparazione si disprezzerebbe l'altro che ha compiuto il male, non lo si tratterebbe come un uomo bisognoso di riacquistare la sua vera dignità.
       Ma poi, siamo logici: la pretesa di esigere da tutti l'amore per il nemico nella società civile - specialmente se in guerra o quasi -, dovrebbe far abbattere tutte le carceri, cancellare il codice penale, sbaraccare i tribunali, proibire l'esistenza delle forze dell'ordine che dovessero assicurare dei malviventi alla giustizia, mandare a spasso l'esercito pur professionale, liquidare il ministero della Difesa e così via. Insomma, si sognerebbe a ogni costo di vivere in una sorta di Bengodi o di Eldorado. Contro ogni evidenza. Certi cristiani perfezionisti e impazienti non sono forse consapevoli di esistere nella provvisorietà della storia e non ancora nella beatitudine dell'Aldilà. Sbagliano date.
       Che vi possano essere pacifistiche rinunce a ogni reazione anche giusta, bene. La profezia autentica richiama sempre ai valori fondamentali. Ma costoro con coraggio rinuncino a governare e non disturbino più di tanto i governanti. Si può, talvolta, per sé, rifiutare di avvalersi del diritto alla legittima difesa; non si può imporre tale scelta a chi non condivide il Vangelo o, anche credente, ha la responsabilità di persone da tutelare. San Francesco di Assisi mi affascina come santo. Non lo vorrei come ministro della Difesa che, in nome della non violenza, potrebbe usarmi violenza.
       Dopo di che, occorre identilicare i colpevoli dei delitti - personalmente o per collaborazione -; rispondere all'offesa senza far soffrire innocenti; limitare la reazione al minimo indispensabile così che i terroristi non possano continuare a intervenire eccetera. Senza - si ponga - identificare islamici e terroristi anche se si presumesse fondatamente che i terroristi siano islamici.
       Non so se certi ipercattolici si convincano della disumanità che mostrerebbero nel caso esortassero gli americani, in lutto per i loro cari ammazzati, a predisporsi a ulteriori vigliacche rappresaglie di terrorismo.

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