Non so che cosa avrebbero potuto fare di più molti italiani per trattare convenientemente i musulmani che in questi ultimi anni sono venuti tra noi. Molti italiani, soprattutto cattolici. Si è partiti con la mitizzazione della società multietnica, multiculturale e multireligiosa. Un guadagno comunque, si affermava. Un ideale radioso, perfino un poco ingenuo. Si arrivò poi a predicare l'accoglienza: di tutti gli extracomunitari e particolarmente degli islamici. Sembrava che l'Italia si dovesse gonfiare per far posto a chi voleva venire: senza limiti, senza criteri di selezione, senza qualche pur lieve pratica di burocrazia. T'avanza, t'avanza, divino straniero; conosci la stanza che i fati ti diero. Chi si avvicinava alle coste o si presentava alle dogane doveva essere ricevuto con sommi onori, fosse anche membro di un popolo che stava attuando una sorta di invasione del suolo italiano. Qui il richiamo al cristianesimo funzionava anche troppo: ero forestiero e (non) mi avete accolto eccetera. Anche troppo, perché occorreva tener presente pure l'integrabilità, o no, dei nuovi arrivati con la nostra cultura: almeno la coesistenza rispettosa. Problema, questo, che non concerneva soltanto la Caritas, ma anche e innanzitutto i responsabili ultimi della Chiesa italiana, poiché in gioco era l'identità di una nazione.
       In seguito venne la distruzione delle Torri Gemelle e del Pentagono. E il tentativo di far cessare il terrorismo. Allora ci si premurò di assicurare che non si era a una lotta tra civiltà, tra culture, tra religioni. E partì il peana in onore dellIslam: una fede da distinguere secondo le zone culturali, secondo le scuole teologiche, secondo i singoli credenti. Dal momento che il musulmanesimo non ha gerarchia e può essere interpretato secondo i casi, gli assetti sociologici, i momenti storici e così via. Distinguere, appunto, era diventato l'imperativo. Si assisteva a una passerella di islamici tolleranti, bonaccioni, desiderosi forse di adattarsi a ogni uso nordoccidentale. Salvo poi trovarsi di fronte interlocutori che identificavano il cattolicesimo con le Crociate e la Democrazia cristiana.
       Fratelli musulmani, fateci capire chi siete davvero in mezzo a noi. Non possiamo dialogare individualmente con ciascuno di voi magari cambiando argomentario e tono secondo il momento e le circostanze. Siamo convinti che il confronto in atto non è una guerra di civiltà né di religione. Ma provateci a spiegare perché mai nei Paesi da cui venite e in cui avete instaurato un potere poco o tanto sacrale non date un trattamento reciproco a chi non la pensa e non vuole agire come voi. Almeno assicurateci che vi staccate da queste culture, e che anzi le condannate.
       D'accordo, bisogna convincersi che l'Islam può essere vissuto in tanti modi: scetticamente, fondamentalisticamente, teocraticamente. Poi però accostiamo non l'Islam ma gli islamici e ci troviamo quasi sempre sul versante dell'intolleranza, se non proprio della guerra di religione. Uno dei vostri capi di una grande città del nord, tempo fa, mi spiegava il suo concetto di democrazia: accettazione del contesto civile finché siete minoranza; imposizione del Corano quando diventate maggioranza. Il sospetto - e forse più - che viene è che consideriate davvero persone con tutti i diritti fondamentali soltanto chi aderisce al vostro credo e alle vostre leggi religiose. Mentre noi vogliamo la reciprocità di trattamento e la libertà di fede o di ateismo o di paganesimo: ovvio, con l'impegno morale di cercare la verità - una verità da non imporre mai - ed entro gli ambiti del bene comune. Recentissimamente, cronache delle vostre riunioni di preghiera riportavano il vostro quasi totale e unanime consenso ai terroristi, incominciando da più di uno dei vostri capi. Una fotografia riportata da un grande giornale ritraeva qualcuno di voi addirittura con cartelli ostendenti frasi blasfeme contro l'Eucaristia e il grido di vittoria ormai prossima dell'Islam contro il Cristianesimo. Può anche essere. Ma per ora, di grazia, non costringeteci a schizofrenizarci ogni volta per riconoscere che, però, voi ci siete amici tolleranti fino alla pace universale e laica. Condannate chi ci offende. Staccatevi da chi si dichiara dei vostri ma al tempo stesso sogna il musulmanesimo planetario, magari con la Guerra Santa. Smentite. Fosse pure in nome del Corano. Già. Ma chi interpreta autorevolmente il Corano?
       Pretendiamo troppo? Non è giusto occupare una nazione con leggi democratiche avendo intenzione di dominarla con leggi tiranniche.
       Insistiamo: diteci chi siete; e, se riuscite, presentate qualche scusa per il fanatismo insofferente che molti di voi manifestano già da adesso. Anche in Italia.

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