No. Non è un messaggio bisbigliato in segreto durante una riunione complottante. Si tratta di un discorso che il cardinal Ruini, presidente della Conferenza dei vescovi italiani, ha tenuto a un incontro di numerosi intellettuali cattolici in vista di una presenza culturale nel nostro Paese.

  • Cattolicesimo e autentica laicità. Ruini sottolinea poi l'influsso che la fede cristiana resa cultura è chiamata a esercitare su una mentalità autenticamente laica, formando una sorta di religione civile largamente condivisa. L'appunto acquista una rilevanza singolare in un momento in cui una certa fede cristiana che vuole essere pura, ma rischia di risultare disincarnata e vuota, «non si fa carico delle condizioni socioculturali e istituzionali richieste per mantenere e rilanciare sia il radicamento popolare della fede stessa, sia la sua capacità di esercitare un ruolo guida nella storia». Non si equivochi: non si vuole imporre la fede cristiana. Si intende, piuttosto, annotare che proprio sotto lo stimolo dell'esperienza cristiana la civiltà nord-occidentale ha raggiunto i propri convincimenti morali, giuridici e sociopolitici. Esattamente con una fede limpida e solida, vissuta in seno al cristianesimo, e segnatamente al Cattolicesimo, le certezze morali riguardanti l'uomo singolo e la società riescono a trovare vigore e animare la convivenza civile. Valori laici - pur possibili - affermati e tramandati fuori dal contesto di una fede vissuta hanno spesso la durata di fiori recisi.
  • Il confronto tra Cattolicesimo e Islam. Ruini amplia lo sguardo, oltre l'Italia, a tutte le nazioni nord-occidentali in riferimento all'Oriente in generale: a cominciare dalla Cina. E al Sud ancora povero. Afferma che diverse nazioni del Terzo mondo si sentono come schiacciate dai Paesi dell'opulenza e intendono uscire da una sorta di minorità. Occorre aiutarli. E annota che «si tratta di civiltà nelle quali la cultura della pace... ha fatto molto meno strada di quella che abbia percorso negli ultimi cinquant'anni in Occidente e in particolare in Paesi come l'Italia». Il presidente della Cei, in seguito, prende in considerazione il problema del terrorismo islamico con una frase abbastanza contorta ma - tutto sommato - chiara. Dice: «II fatto che il terrorismo islamico si richiami a una legittimazione religiosa e identitaria e ponga così una sfida radicale, che - pur evitando ogni errata e improvvida assimilazione tra Islamismo e terrorismo - non appare priva di radici nell'indole al contempo integrale (in particolare nel senso dell'identificazione tra religione, società e politica) e missionaria del monoteismo islamico, ci stimola non certo a entrare nella logica di guerre di religione o di civiltà, ma a prendere coscienza che sarà possibile fare con il mondo islamico un percorso diverso, di rispetto reciproco, di pacifica convivenza, di rapporti e di scambi e per quanto possibile di collaborazione, soltanto nella misura in cui la nostra civiltà, di matrice in larga misura cristiana, si mostrerà non priva di anima (in ultima analisi della sua anima cristiana) e sarà da noi stessi percepita e amata, e dove necessario difesa, in quanto tale». Il pensiero lo si può esprimere dicendo che la civiltà nordoccidentale intende riconoscere la centralità e la trascendenza della persona umana e la distinzione tra religione e politica attraverso il principio della libertà religiosa, mentre spesso si deve confrontare con uno stile di pensiero e di vita frastagliato e in qualche misura intollerante, che vige in molte zone della Terra.
  • L'urgenza di una ripresa dell'esperienza del credere e del vivere conseguente.Si può rilevare che il discorso di Ruini presuppone una veduta non troppo incantata della solidità della fede cattolica condivisa, praticata e manifestata nel nostro Paese. Pure qui qualche frase: «L'interrogativo di fondo che si pone di fronte alla prospeitiva di una valorizzazione, o rivalorizzazione, del cristianesimo per motivi storico-culturali e storico-politici... è inevitabilmente quello di una reale vitalità di un cristianesimo ridotto a un fenomeno prevalentemente culturale, dove la fede venga in qualche modo messa tra parentesi». Terra terra, il presidente della Cei sembra intravedere il pericolo di una marginalizzazione del cristianesimo rispetto alla civiltà nord-occidentale. Si è a un cristianesimo in flessione, insomma. E l'invito a superare la tappa di difficoltà è rivolto non a contrapporre il cristianesimo a una vera laicità nella convivenza civile.

    Ruini stimola a una più vivace concretezza di fede esattamente per raggiungere tale autentica laicità: «L'indebolimento e il rifiuto della fede cristiana sono uno dei principali fattori di crisi della nostra civiltà». Speriamo di esserne capaci. Con l'aiuto del Signore.

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