Stando alle discussioni che si protraggono e alle cronache che ne riferiscono, ormai risulta chiaro ciò che è avvenuto a Genova per il G8: non si sa perché, le forze dell'ordine hanno ammazzato un ragazzo e coperto di botte migliaia di manifestanti. Degli otto grandi che si sono riuniti per aiutare i Paesi afflitti dalla miseria (più rappresentanti di Stati del Terzo Mondo, dei quali almeno uno non perfettamente democratico) non si parla più dalla conclusione dell'incontro, dove pure si è stanziato qualche spicciolo almeno per i malati di Aids. Sembra quasi che il G8 l'abbiano organizzato gli uomini incaricati dell'ordine pubblico per turbare la pacifica convivenza dei cittadini. Per fortuna sul campo erano giunti pacifisti vestiti di bianco e guerrieri vestiti di nero - cattolici svagati anche - che hanno prevalso sulle forze dell'ordine.
       Mi si perdoni il sarcasmo, ma a guardare certi telegiornali e a leggere certa stampa si ha davvero l'impressione che ho annotato. Poliziotti che picchiano brutalmente passanti inermi. Responsabili militari che tramano spedizioni punitive contro anime belle giacenti nel sonno lieve dei giusti. Muri di scudi di plastica dietro i quali gli agenti si lanciano contro i placidi manifestanti. Inchieste che scattano a raffica. Teste di dirigenti che saltano. Per non parlare - ancora - delle rivoltelle cariche a piombo che sparano. Mentre i poliziotti dovrebbero scendere dalle camionette e volteggiare per le strade con un fiore in mano, lasciandosi ammazzare, se necessario, ma senza un moto neppure di autodifesa. E dimenticando che tra coloro i quali hanno voluto la guerra ad ogni costo, questa guerra l'avevano già dichiarata a tutto tondo e con voce roboante.
       Dove sono finite le sequenze fotografiche che mostravano anche manifestanti i quali spaccavano tutto ciò che trovavano per strada, lanciavano sassi e bombe molotov e pestavano accanitamente i poliziotti che gli capitavano tra mano? Sia chiaro: sull'altro versante non si può negare quanto risulta evidente. Anche se con riprese televisive si può dimostrare pressoché tutto. Anche se è assai diverso analizzare fotogrammi in uno studio che combattere in una zuffa infernale dove si può lasciare la pelle.
       Anche se, scesi in piazza per mantenere l'ordine, si può scoprire che un loro ordine lo vogliono gli energumeni a suon di randellate. Qualcosellina si è iniziata a muovere per assicurare alla giustizia pochi manifestanti violenti. E troppo chiedere uno sforzo in più?
       La gente rimane turbata di fronte a un tale scambio delle parti. E il fenomeno è grave. La gente ha bisogno di sentirsi tutelata nella vita di ogni giorno e anche in circostanze eccezionali. Diversamente, il rischio è che inizi a difendersi da sé. Il rischio è pure che gli agenti ricorrano a tutti i mezzi possibili per esonerarsi dal prestare un servizio. Non penso sia eccessivo pensare che un poliziotto lavori con fedeltà ed entusiasmo soltanto se si sente rispettato e stimato.
       Dopo di che i responsabili decideranno quali misure assumere per i raduni della Nato in settembre a Napoli, e della Fao in novembre a Roma. Non ritengo sia vigliaccheria il non lasciarsi stabilire il calendario da sfaccendati facinorosi mascalzoni che già hanno espresso volontà di lotta. Semmai già in periodi di calma sono da identificare e da sciogliere gruppi di malavita che tutti conoscono, gruppi che agiscono impuniti come gli «asili» medievali. Va da sé che in momenti di particolare gravità si impone una unità politica che passi sopra a contrasti pur legittimi.
       A meno che si intenda favorire una parte politica a detrimento dell'intero Paese. Non è ciò che sta accadendo? Se, invece, si vuol persistere nell'agenda che è stata fissata, non si dimentichi che si è di fronte a iniziative internazionali. Gli altri Stati non pare possano avere soltanto il compito di osservare e di criticare. E non si ritenga troppo presto sciolto il problema di una sorta di insurrezione pur esigua ma dirompente. Le P38 possono ancora apparire.

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