Bene o male, poco o tanto, un risultato di globalità è riuscita a ottenerlo la macchina antiglobalità che si predispone alle proteste contro il G8 a Genova: ha pressoché costretto le agenzie informative a parlare del fenomeno - pro o contro - quasi unicamente in chiave economica. L'uomo, un tubo digerente, per esprimersi in chiave marxistica e senza soverchia eleganza. Malattia, mortalità infantile, diffusione dell'Aids e faccende simili non sarebbero che derivati. Superamento della fase e della miseria economica. Che è fattore decisivo. Ma è pressoché tutto l'argomentario che si va agitando. Anche da parte di alcuni cattolici. Se all'origine sta una ideologia materialistica - collegata con qualche velleità rivoluzionaria -, ebbene anche alcuni cattolici sembrano dipendervi, quasi insensibilmente, salvo poi a provar fatica nel concordare questa strategia con la loro fede.
       Già. Un popolo vive non solo perché «mangia e veste panni». Si caratterizza anche - soprattutto - per come pensa ed esperimenta la nascita, la crescita, l'amore, la generazione, la sofferenza, la gioia avara, la morte incombente. Per come risponde ai grandi interrogativi dell'esistenza: donde viene e dove va la persona, quali norme morali deve seguire e perché, quale destino eterno l'attende e così via. Per la capacità e per lo stile di impegno nella ricerca della verità, per la propensione al gusto della bellezza, per il giudizio della coscienza su ogni scelta e su ogni gesto eccetera.
       E fin troppo facile l'obiezione: a queste attività superiori si applica chi è sazio. Chi, invece, avverte i morsi della fame nello stomaco non ha né tempo né voglia di filosofare. Forse le cose sono meno semplici e meno tranciabili. Occorre sfamarsi e vivere umanamente con tutte le componenti nobili che la vita umana comporta. Comunque, si ferisce forse più a fondo un popolo quando gli si toglie l'originalità culturale, che quando lo si lascia vivere di stenti. E si includa, prioritaria, la dimensione religiosa.
       Appare inevitabilmente strano che dei cattolici si accodino abbastanza passivamente a iniziative organizzate da forze sociali scomposte che si caratterizzano per vedute antropologiche dove la persona viene mutilata della sua più alta digni tà. Tanto più che il cattolicesimo lega inscindibilmente l'evangelizzazione con la promozione umana. E l'annuncio della buona notizia di Cristo morto e risorto diventa motivo di preziosità umana resa consapevole e di responsabilità etica premente nel costruire il domani anche terreno. Non si dà popolo senza memoria comune, senza lingua e grandi narrazioni condivise, senza saggezza suprema che dia significato alla vita anche comune, senza altare, senza meta a cui tendere ultimamente.
       L'antiglobalizzazione deve rispettare anche questi elementi. Perché i popoli non finiscano con l'essere schiacciati da un pensiero unico - seppure è ancora pensiero - imposto con la forza o con la seduzione. Il cattolicesimo, poi, non può mai lasciare degenerare la missione in proselitismo (anche se vi è sempre tentato e spesso vi ha ceduto) e non "colonizza" sapienze e religioni estranee od ostili almeno all'apparenza: le accoglie, piuttosto, le purifica e le reca a compimento. Il Dio di Gesù Cristo salva ed esalta l'uomo intero anche nel suo aspetto materiale. Ed è il motivo originario di ogni carità verso i prossimi. E di ogni giustizia.
       Non dimentichino questi appunti i G8, gli anti G8 e specialmente i credenti che, involontariamente certo, fan da falso bordone: è peccato gravissimo l'omologazione delle culture e la soppressione delle identità popolari. Si può essere sazi fino alla nausea e non sapere più perché si vive e perché bisogna accettare l'altro.
       P.S. Non occorreva essere profeti o indovini: era prevedibilissimo che ragazzotti sconclusionati si lasciassero guidare - da chi? - a una organizzazione di qualche forma che si annuncia di violenza. Il governo ha agito benissimo, dialogando ai limiti della sopportazione con parte dei contestatori. I cattolici erano davvero tenuti moralmente ad accodarsi a questi moti che si dichiaravano già in parte rivoluzionari o quasi? Si può pensare che il copione preveda pure qualche vittima - almeno feriti -, se la mobilitazione non intende stemperarsi nel nulla. Dio non voglia ci scappi il morto: servirebbe a puntino perché la protesta continui e si accresca. Nel caso, chi terrebbe il discorso laudatorio? Chi verrebbe accolto dai parenti come celebrante in un eventuale rito funebre religioso? Sono domande sgradevoli e sofferte. Non mi va di fare il menagramo. Il Signore sa quanto desideri essere smentito.

Instagram
Powered by OrdaSoft!