Sono appena tornato dall'Assemblea dei vescovi italiani svoltasi in Vaticano dal 14 al 18 corrente mese. Mi si permetta un appunto sulle cronache dell'avvenimento stese da quasi tutti i giornali italiani. I quali hanno martellato per giorni sulla presunta notizia secondo cui in aula i presuli avrebbero discusso animatamente e stilato, cipigliosi e imperiosi, una sorta di lista programmatica di questioni da affrontare, e specialmente la sollecita revisione o addirittura la subitanea soppressione, della legge 194 circa l'aborto: una lista da passare al centrodestra uscito vittorioso dalle elezioni.
La verosimiglianza delle notizie era perfetta. I presupposti da lasciare intendere erano almeno due. Che il governo sarebbe stato giudicato dai vescovi se non proprio tutto cattolico, almeno largamente e laicamente antiabortista. Ma è poi vero? E che la chiesa esibiva il conto delle richieste, dopo avere robustamente concorso al prevalere del centrodestra. Ma è poi vero? Un terzo presupposto nemmeno troppo recondito era che i presuli sono così ingenui da rincorrere i principi etici a ogni costo: anche a costo di scardinare e di lasciare alle spalle il metodo democratico voluto dal popolo italiano con la Costituzione dopo l'ultima guerra mondiale.
Democrazia a parte - per ora -, occorre dire che in aula i vescovi italiani non hanno parlato né della revoca, né del miglioramento della 194. Davvero. Neppure uno vi ha accennato. Lo stesso cardinal Ruini in apertura e lo stesso Giovanni Paolo II in chiusura, hanno richiamato il problema dell'aborto, assieme a quello della famiglia, della bioetica, dell'eutanasia, della scuola, del lavoro, dell'attenzione ai poveri eccetera; ma non sono scesi ad applicazioni politiche, nemmeno si sono avventurati in ipotesi operative anche soltanto un poco immediate. Che poi Papa e vescovi abbiano auspicato il superamento di una prassi e di una mentalità irrispettosa della persona umana, mi pare del tutto logico. Si pretende qualcosa di diverso da loro? Anche perché sono laici, si badi; non solo perché sono credenti.
Spiace che si verifichino svarioni di trasmissione per cui si inventa la notizia che si è stabilito di ricevere, e la si deduce da una frase del portavoce ufficiale che parla di altro.
I vescovi, del resto, per quanto teorici ed esigenti, sono come pochi esperti della profondità e della monotonia del male, suvvia. E sanno che la politica è l'arte del possibile, non la trascrizione in termini legislativi della perfezione umana e della cristiana santità. San Tommaso insegna che lo Stato non può chiedere l'eroismo; seppure chiede una vita normale, deve forse accontentarsi di qualche mediocrità.
Detto questo, non si conclude che la morale cattolica e umana permetta l'aborto anche nella legislazione statuale. Il Papa va ripetendo che la soppressione legalizzata della vita umana al suo inizio è una picconata alla democraticità della convivenza civile. Qualcosa come un avvio alla tirannia in linea di principio. E questa certezza stranamente sta ricevendo giustificazioni recenti dal mondo scientifico più accreditato. Il quale ha deciso nei circoli maggiormente autorevoli che, quando si tratta di manipolazione genetica, la vita umana inizia con il quattordicesimo giorno dal concepimento. II motivo? Mah. Parola di esperti esclusivi: «Per attenuare l'angoscia del grande pubblico», mentre i medesimi esperti sono consapevolissimi che dall'incontro della cellula maschile con quella femminile si ha un programma autonomo di vita che non conosce discontinuità fino alla morte dell'individuo che, dunque, è persona. Ed è persona innocente. La 194 permette l'aborto fino al novantesimo giorno e anche dopo a certe condizioni. Se uno Stato è dispotico quando applica la pena di morte, non lo sarà quando sopprime un uomo al suo inizio? Mi torna alla mente un intervento che mi chiamarono a fare alla Milano bene nei tempi del referendum sull'aborto. In vena di sarcasmo, purtroppo, sostenni che aveva più diritto un embrione a vivere, piuttosto che un sessantenne o un settantenne che un poco aveva già vissuto. E il pubblico era pressappoco di quell'età. Dichiarai inoltre che non mi sentivo di mettere la mano sul fuoco giurando sull'innocenza assoluta di tutti: me compreso, si capisce. Sobbalzi sulle sedie. Silenzio.
Già, la consegna è il silenzio. Per sedare l'angoscia diffusa, o per stare a uno schema di cortesia da salotto? Silenzio, perché? Sapere non guasta. È passato il tempo in cui erano i cardinali a rifiutarsi di guardare nel cannocchiale. Bigotti. Ideologi. Fondamentalisti. Intolleranti. E così via imprecando. E oggi?