Carissimo dottor Roberto Zaccaria, presidente Rai tv Roma, mi creda: non intendo buttarmi nella bagarre che in questi giorni infuria ai vertici della televisione di Stato. Intendo osservare le cose un poco in lontananza e senza lasciarmi impaniare in faziosità politiche.
       Ciò che mi fa problema, presidente, è che sia lei a decidere come mi debba informare io su come va il mondo, e - se mi garba - come mi debba divertire io davanti al piccolo schermo. Per di più, pagando io - con tutti i contribuenti - le sue decisioni. Mi obietterà che, però, non è né colpa né merito suo se esiste una televisione di Stato (come chiamarla diversamente?). D'accordo. Ma allora le chiedo di esercitare un poco di pazienza, se decide di ascoltarmi.
       Intanto, mi domando perché mai debba esistere una televisione di Stato. Perché, dopo la radio, è strumento assai pervasivo e di recente invenzione? Ma allora, perché non progettare anche uno o più giornali con speciale vigilanza statale, se non proprio confezionati dall'esecutivo in carica? Esempi di questo genere ci sono stati e ci sono. Non mi giudichi troppo ingenuo. Procedo con una logica disarmante: perché non mettere in esecuzione, si ponga, case editrici a conduzione governativa? In fondo Gutenberg ha ragione soltanto a partire dal 1456. E per il cinema abbiamo avuto più di un tentativo con i documentari «Luce» tanto proiettati durante il Ventennio. Blocco la fantasia perché mi porterebbe perfino all'organizzazione delle vacanze e cose simili.
       Insomma, non mi va di essere tenuto e guidato con le dande da parte dello Stato nell'organizzazione del mio tempo libero che rischia di diventare tempo schiavo, o almeno coatto, o almeno programmato da altri. Preferisco gestirmi da solo lo svago, finché riesco. Concedo: mi esprimo con una certa astrattezza. La teoria non può avere riscontri perfetti nella concretezza della convivenza civile. In caso di conduzione statale, però, bisogna non solo essere rispettosi di tutte le idee e di tutte le sensibilità culturali, religiose eccetera degli utenti - orribile parola a ben pensarci -; bisogna anche e soprattutto rispondere ai diritti e alle attese legittime degli utenti stessi. Così che non si finisca col fare dello Stato un monopolio pedagogico o addirittura un'agenzia unica di intrattenimento. Una sorta di balia asciutta particolarmente informata e gioviale. Per quanto è possibile: notizie separate dai commenti, e loisirs condivisi dalla gente. Intuisco che il suo non debba essere un mestiere facile. Anche perché la televisione accarezza e pugnala e spara. E quando si è offeso uno, non basta dargli la possibilità di difendersi. E come spaccargli una gamba e concedergli - pro gratia - di curarsi. Ci mancherebbe altro. Mi pare fosse Einaudi il quale diceva che quando lo Stato cerca di essere maestro, si scopre asino. Ne tenga conto, dottor Zaccaria: redini tirate e occhio alla strada La maggior libertà possibile e opportuna. Per tutti. Lei e il suo entourage siete mantenuti con i soldi dei cittadini: non ci fate nessun regalo.

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